
La campagna elettorale negli Usa non è finita: ora l’Fbi indaga su Kushner
Esteri - di Redazione - 30 Maggio 2017 alle 18:43
Continua lo strisciante boicottaggio contro l’amministrazione Trump. Adesso l’Fbi e gli investigatori del Congresso stanno cercando di determinare cosa volesse ottenere Jared Kushner nell’incontro, avvenuto a metà dello scorso dicembre, con Sergey Gorkov, banchiere russo che è un grande amico di Vladimir Putin. Lo riporta il solito New York Times – tra i giornali schierati contro Trump – che è stato il primo a “rivelare” di questi incontro, che uno degli elementi che hanno catapultato il genero di Donald Trump al centro dell’inchiesta del Russiagate. M anon c’è nulla di clamoroso o di segreto: secondo quanto rese noto allora la Casa Bianca l’incontro con Gorkov avvenne dietro richiesta dell’ambasciatore russo, Sergey Kislyak, che Kushner aveva incontrato all’inizio di dicembre. Ed aveva assolutamente escluso che durante l’incontro con il banchiere fossero stati discussi gli interessi della società di Kushner o le sanzioni americani nei confronti della banca guidata da Gorkov. Ma ora sappiamo che Kushner propose a Kislyak di creare un canale di comunicazione segreto tra la squadra di transizione di Trump e il Cremlino, prassi peraltro, a detta di tutti, normale.
Ennesimo tentativo fuori tempo massimo di gettare fango
Rimane poi l’interrogativo centrale su che cosa Trump e i suoi avessero di urgente e così riservato da dover discutere con Mosca attraverso canali riservati, che fossero i mezzi di comunicazioni protetti delle sedi consolari russe negli Stati Uniti o persone di fiducia di Putin. L’Fbi ha messo quindi sotto il microscopio l’incontro tra Kushner e il capo della Vneshconombank, banca che è duramente colpita nei suoi interessi negli Stati Uniti dalle sanzioni varate per la crisi ucraina. Senza contare che la banca è stata usata in passato dall’intelligence russa per infiltrare spie russe negli Stati Uniti. Lo scorso marzo è stato arrestato dal contro spionaggio Usa un agente russo, identificato come S.V.R., che lavorava a Manhattan “fingendo di essere un dipendente della banca, ma in realtà raccogliendo informazioni per la Russia”, avevano detto i procuratori al momento dell’arresto. Insomma, un ennesimo tentativo – fuori tempo massimo – di gettare fango su Trump. Ormai ha vinto, è bene che l’opposizione si rassegni….
di Redazione