Lutto cittadino per le sorelle Rom uccise ma nulla per i 28mila che vivono nei tuguri
Il Campidoglio si scarica la coscienza proclamando il lutto cittadino per le tre sorelle morte nel rogo del camper a Centocelle. Per l’incendio c’è un sospettato, filmato martedì notte da una telecamera di sorveglianza mentre lancia una molotov contro il camper della famiglia Halilovi. Una vendetta tra clan di nomadi rivali, forse, all’origine del gesto. Ma intanto la gestione delle popolazioni Rom e Sinti, nella Capitale, si fa sempre più difficile.
Ventottomila tra Rom e Sinti vivono in baracche o tuguri
Secondo l’ultimo rapporto annuale elaborato dall’Associazione 21 Luglio, a fronte di un numero imprecisato di persone appartenenti alle comunità rom presenti in Italia (le stime si mantengono all’interno di un’ampia forbice compresa tra le 120.000 e le 180.000 unità), sono circa 28.000 unità le persone di etnia rom e sinti che vivono in emergenza abitativa, ovvero in baraccopoli formali, in baraccopoli informali, in micro insediamenti, in centri di raccolta rom. Circa 1.300 persone, in prevalenza sinti, vivono invece in una cinquantina di microaree collocate nell’Italia Centro-Settentrionale.
Le baraccopoli istituzionali, insediamenti monoetnici totalmente gestiti dalle autorità pubbliche, sono 149 in totale e si distribuiscono su 88 comuni dal Nord al Sud del Paese. Ben 18.000 sono le persone di origine rom che vivono in questi insediamenti, tra questi, il 55% ha meno di 18 anni, il 37% possiede la cittadinanza italiana mentre sono 3000 i rom provenienti dall’ex Jugoslavia che si stima siano a rischio apolidia, tra essi la metà sono minori.