Anche il prete di Scampia dice no al buonismo: «Troppi immigrati: prima gli italiani»

22 Giu 2017 11:30 - di Robert Perdicchi

«Non datemi del razzista, ma non possiamo prenderci tutta l’Africa». Con un post sulla sua pagina Facebook, don Aniello Manganello, il prete di frontiera che ha operato per anni nelle periferie degradate di Napoli, come Scampia, dice la sua sul tema dell’immigrazione. Con il timore di essere messo sotto “processo” dai soliti buonisti. che farebbero entrare tutti in Italia. «Negli ultimi giorni sono arrivate più di 4mila persona in Italia, 140mila italiani sono andati all’estero in cerca di lavoro, qualcuno mi faccia capire…». E il suo post incassa subito molti consensi. «Non c’entra la carità cristiana», concorda una sua follower.

Don Aniello Manganiello è stato parroco di Scampia – il tristemente famoso quartiere alla periferia settentrionale di Napoli – per sedici anni, dal 1994 al 2010. Sedici anni durante i quali ha combattuto la criminalità organizzata, subendo pesanti minacce. Nel 2010 – malgrado le raccolte di firme, le fiaccolate e le petizioni organizzate dai residenti di Scampia – Don Manganiello venne trasferito per “motivi di avvicendamento” a San Giuseppe al Trionfale, una delle parrocchie più borghesi e “tranquille” di Roma. Dopo il trasferimento, però, è rimasto a Roma solo tre mesi e nel gennaio 2011, chiese alla sua Congregazione un “anno sabbatico” e tornò a vivere nel suo paese natale, Camposano (in provincia di Napoli): nel 2011 ha scritto il libro “Gesù è più forte della camorra”.

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