
Cei, due pesi e due misure: attacca sullo Ius soli, ma tace sulle nozze gay
Home livello 2 - di Lando Chiarini - 19 Giugno 2017 - AGGIORNATO 19 Giugno 2017 alle 15:21
C’è da chiedersi se anche le pacate e pertinenti perplessità espresse sul Corriere della Sera da Ernesto Galli della Loggia sulla legge dello Ius soli abbiano indignato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. Un interrogativo, il nostro, tutt’altro che retorico alla luce dell’inusitata veemenza con cui il presule è intervenuto nel dibattito parlamentare per attaccare due forze politiche, Lega Nord e M5S, “colpevoli” solo di non pensarla come le gerarchie ecclesiastiche in materia di concessione automatica della cittadinanza italiana a chi è nato sul nostro suolo. Lo Ius soli è tema certamente complesso oltreché divisivo. Che provochi discussioni accese è comprensibile, così come ci sta (per quanto eticamente ed esteticamente disdicevole) che le forze politiche si facciano guidare più da tornaconti elettoralistici che da interessi generali. In questo caso, però, a sanzionarli dev’essere la volontà popolare e non l’anatema di un vescovo. Soprattutto più se si considera che l’anatema potrebbe configurare un vero e proprio tentativo di indebita ingerenza nell’attività di un Parlamento tuttora sovrano e per questo non bisognoso di benedizioni d’Oltretevere. Ciò è ancor più vero ove si consideri che ben altra è stata la discrezione, al limite dell’afonia, con cui la Cei ha accolto, ad esempio, l’introduzione della legge Cirinnà sulle nozze gay. Eppure in quel caso si trattava (e si tratta) di provvedimenti che vanno a minare le basi stesse della società: il matrimonio, la famiglia, il primato della vita e dei figli. Ma contro quella porcheria legislativa travestita da conquista di civiltà solo perché reclamata a gran voce da chiassose minoranze e da elite irresponsabili, non scattò alcuna apprezzabile reazione. Come mai? Semplice: il tema dello Ius soli, dei migranti, dell’accoglienza hanno sostituito i “valori non negoziabili” dell’éra Ratzinger nella constituency ecclesiastica per ragioni nobili e meno nobili. I calcoli non li fanno solo i partiti. E la Chiesa di Papa Francesco appare molto sensibile al fascino del mainstream dominante. Non è la prima volta in duemila anni. Certo, poi però nessuno se l’abbia a male se alla richiesta dell’otto per mille, qualcuno finisca per rispondere: “Lotto già abbastanza per me stesso”.