Coltellate sulla spiaggia di Fregene, per La Stampa è un altro “caso Circeo”
“Ancora una volta Roma Nord e i suoi giovani abitanti diventano protagonisti di una notte di violenza, un’altra pagina buia”. E’ Maria Corbi a firmare su La Stampa un reportage sulle abitudini arroganti e prevaricatrici dei rampolli della Roma bene, non più circoscritta ai Parioli ma estesa a tutta Roma Nord. Il fattaccio è avvenuto il 1 giugno nello stabilimento Rivetta di Fregene dove gli studenti di sette scuole (Lucrezio Caro, Farnesina, Mameli, Azzarita, Avogadro, Maria Ausiliatrice, Giulio Cesare, in collaborazione con il Convitto Nazionale) si erano dati appuntamento per festeggiare la fine dell’anno scolastico. Due liceali finiscono al pronto soccorso dopo essere stati accoltellati. “Due gli aggressori, uno di loro, A. S., quello che ha dato le coltellate è il pargolo di una famiglia facoltosa e studente non modello di una scuola privata gestita da suore, la S. Maria Ausiliatrice”. I due volevano “punire” E. , forse all’origine di tutto la gelosia per una ragazza. Il ferito si accascia e trascina con sé la ragazza che ballava accanto a lui, ferita a sua volta alla coscia. La vittima è stata operata al polmone, l’aggressore è accusato di tentato omicidio. Si trova ai domiciliari e può ovviamente godere della comprensione e del sostegno economico della famiglia. Abita al Trieste-Salario mentre il ragazzino colpito, 17 anni, risiede ai Parioli.
Un episodio che ricalca quello avvenuto un anno fa a Piazza Cavour, quando un ragazzo venne pestato e accoltellato perché si trovava in una zona a lui “proibita”. Dinamiche da anni Settanta, quando c’erano le zone controllate dai neri e quelle presidiate dai rossi e se sconfinavi erano guai. Ma il movente politico qui non c’entra nulla. Siamo dinanzi alla degenerazione della movida e al vuoto di ragazzini “imbottiti di beni materiali”.
I giornali hanno parlato di coltellate inferte per una ragazza contesa, ma la ragazza che si è presa una coltellata alla coscia non c’entra nulla. La mamma lo dice chiaro e tondo, ancora a La Stampa: «Ma è possibile che possano succedere cose del genere? Mia figlia si è presa una coltellata alla gamba, l’altro ragazzo sta malissimo, ha rischiato veramente la vita con un polmone perforato e rabbrividisco a pensare cos’altro sarebbe potuto succedere. Ma oltre a tutto questo, allo spavento, al dolore, ho tanta rabbia per quello che è stato scritto dei nostri figli. Hanno detto che erano ubriachi, sotto l’effetto di sostanze, quando invece gli esami fatti appena arrivati in ospedale hanno dimostrato che erano entrambi puliti. Vittime due volte, delle coltellate e della cattiva informazione».
Cosa succede ai ragazzi di Roma Nord? Davvero i troppi soldi e i capricci subito esauditi stanno creando una gang di incontrollabili accoltellatori? Certo ogni episodio violento va visto in un contesto, ma due episodi simili possono essere indizio di una tendenza. E recarsi in piazza o in discoteca col coltello in tasca, sempre pronto all’uso, è un atteggiamento da malavitosi e non da ragazzi normali. Di certo appare invece esagerato l’accostamento col delitto del Circeo: senza voler in nulla sminuire la gravità di quanto avvenuto, in quel caso si trattò di un delitto premeditato ed efferato concepito da menti criminali.