E’ del 1973 la madre di tutte le bufale: “Il petrolio finirà entro vent’anni…” (video)
Come si ricorderà, tutto il mondo ha biasimato il presidente americano Donald Trump, reo di aver osato mettere in dubbio il pensiero unico sul cambiamento climatico e i relativi accordi di Parigi. Su questo tema, importantissimo, però, il pensiero unico imperante non ammette deroghe di alcun tipo: la sui deve pensare in un certo modo e basta. E chi è fuori dal coro diventa automaticamente un criminale. Deriva pericolosa, perché consente a tutti i fondamentalismi di combattere contro chi pensi con la propria testa. Ma vediamo come è nato quello che più che essere una questione di sensibilità ambientale è diventato un vero e proprio diktat che non ammette repliche. Ed è bene ricordare qualche antefatto proprio mentre è in corso la seconda giornata di lavori del G7 Ambiente a Bologna che ha visto riunirsi al tavolo i rappresentanti di Italia, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Francia, Stati Uniti e Canada. ai quali si sono uniti anche Cile, Etiopia, Maldive e Ruanda, invitati a partecipare al summit. C’è stata la conferma da parte degli Usa di voler continuare a ridurre le emissioni al di fuori dell’accordo di Parigi. Al centro del vertice non solo il cambiamento climatico ma anche riforma fiscale economica, finanza sostenibile al servizio dell’ambiente e inquinamento marino. Per noi italiani questo tema si presentò alla ribalta nell’inverno 1973, in corrispondenza del primo choc petrolifero, che ci costrinse all’austerity e alle domeniche a piedi. Il motivo, ora lo sappiamo, era la guerra del Kippur, quando i Paesi produttori di petrolio, per ricattare l’Occidente, duplicarono e triplicarono i prezzi del greggio, affinché non si intervenisse in favore di Israele. Poi Israele ce la fece da sola, ma questo è un altro discorso.
Nel 1979 ci fu il secondo choc petrolifero
I Paesi arabi allora conobbero l’inizio di un grande periodo di benessere, dal quale però la popolazione rimase esclusa. Ma la cosa più grave è che agli italiani dissero che il petrolio stava finendo, e che le riserve sarebbero durate al massimo vent’anni. E’ passato oltre mezzo secolo, e le riserve di petrolio non accennano neanche a diminuire. Questa fu la prima menzogna che ci costrinsero a bere. Va detto che le industrie avevano l’interesse per trovare un’alternativa al greggio: elettricità, gas naturali, idrogeno, combustibile vegetale, tutto meno inquinante e costoso. E’ da quegli anni comunque che nacquero, soprattutto in Italia, due filoni di pensiero che ci hanno accompagnato sino a oggi. La coscienza ambientalista, ossia la sensibilizzazione al fatto che le risorse non sono infinite e che il pianeta e la nostra società non vanno rovinati, e purtroppo anche un filone di fanatismo fondamentalista, che oggi è quello che getta benzina sul fuoco non appena qualcuno osa mettere semplicemente in discussione gli accordi di Parigi sul clima o qualcuno osa dire che l’olio di palma non fa male. Una seconda crisi energetica fu quella del 1979, in seguito alla rivoluzione iraniana, con un brusco rialzo dei prezzi del greggio, che mise in crisi un po’ tutto l’Occidente, che dipendeva almeno per il 70 per cento dal petrolio per le sue industrie e i suoi mezzi di trasporto. Lo choc fu grave, ma l’Occidente seppe superare queste difficoltà, delle quali i Paesi Opec, ossia produttori di petrolio, avevano anche approfittato per aumentare il prezzo del barile. Alcuni Paesi occidentali capirono che i giacimenti che prima non si sfruttavano perché economicamente sconveniente, ora si potevano attivare: così ad esempio i giacimenti nel Mare del Nord o quelli in Alaska. Contemporaneamente la tecnologia si mise sotto pressione e ci produsse sistemi per attuare il cosiddetto risparmio energetico e indicò fonti alternative. Una di queste, considerata anche dall’Italia, fu l’energia nucleare, oltre all’eolica, la geotermica e così via. Oggi moltissimi Paesi occidentali hanno impianti nucleari che producono energia pulita a basso costo. Non l’Italia, dove quel fanatismo di cui parlavamo prima è riuscito a terrorizzare la popolazione e a far dichiarare fuorilegge il nucleare in Italia. Certo, la colpa fu anche di Chernobyl, ma ancora di più di quel regime sovietico che preferiva destinare le risorse agli armamenti piuttosto che alla sicurezza delle centrali. Risultato, l’Italia acquista energia nucleare da Paesi vicini ma non la produce. E tutto per un’onda emotiva e demagogica cavalcata dalle sinistre a scopo puramente elettorale, cosa che fa di noi la nazione europea più fragile dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico. E oramai è troppo tardi per correre ai ripari. Ma basta che insultiamo Trump e le sinistre sono contente…