È morto Paolo Villaggio, il Fantozzi che è in tutti noi. Le sue scene “cult” (video)
Stava male da diverse settimane, da alcuni giorni era ricoverato in clinica, alla Paideia di Roma, dove stanotte è morto: l’addio a Paolo Villaggio, 84 anni, è stato annunciato dalla figlia Elisabetta su Facebook dove, su una foto del padre giovanissimo, scrive: “Ciao papà, ora sei di nuovo libero di volare”.
Paolo Villaggio, diventato famoso per le icone cinematografiche di Fracchia e di Fantozzi, era un attore di livello internazionale che ha recitato con grandi registi e in ruoli anche drammatici, partecipando a film con Federico Fellini, Marco Ferreri, Lina Wertmüller, Ermanno Olmi e Mario Monicelli. Nel 1992, in occasione della 49ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ricevette il Leone d’oro alla carriera. Nell’agosto del 2000 gli venne assegnato al Festival del cinema di Locarno il Pardo d’onore alla carriera.
La vita di Paolo Villaggio
Nato a Genova il 30 dicembre 1932, Villaggio iniziò il suo percorso artistico alla fine degli anni sessanta, nel cabaret approdando presto in televisione nel programma di Romolo Siena “Quelli della domenica” (1968), trasmissione pomeridiana in onda sul Canale Nazionale della Rai, avvenne così sul pòiccolo schermo il primo incontro fra il grande pubblico e i personaggi dell’imbranato Fantocci, diventato poi Fantozzi, e del sadico professor Kranz. Al cinema Villaggio inizia con un insuccesso, “Eat it”, scritto e diretto da Francesco Casaretti nel 1968, seguito l’anno dopo da “I quattro del pater nostre” di Ruggero Deodato, dove gli altri tre erano Lino Toffolo, Enrico Montesano e Oreste Lionello, poi ci sono ‘Il terribile ispettore’, regia di Mario Amendola (1969) e nello stesso anno “Pensando a te”, di Aldo Grimaldi, ma soprattuto “Brancaleone alle Crociate” (1970) di Mario Monicelli nel quale è l”alemanno” Thorz, personaggio che sembra ricalcato sul professor Kranz.
La svolta professionale arriva nel 1971 quando la casa editrice Rizzoli pubblica i suoi racconti sul ragionier Fantozzi, già usciti sulla rivista ‘l’Europeo’: il successo fu immediato e poi arrivò il primo di una fortunata serie di film. “Fantozzi” (1975) venne diretto da Luciano Salce.Villaggio, comunque, non è solo Fantozzi, come testimoniano i circa settanta film cui ha partecipato, lavorando con registi, fra gli altri, quali Fellini, Ferreri, Lina Wertmüller, Ermanno Olmi e Mario Monicelli. Nell’ottobre del 1992 è uscito nelle sale cinematografiche “Io speriamo che me la cavo”, pellicola diretta dalla cineasta romana Lina Wertmüller, un affresco sul disagio economico del Sud tratto dall’omonimo bestseller di Marcello D’Orta, che raccoglie i temi scolastici di una terza elementare di Arzano, Napoli. La figura del maestro, assente nel libro, e interpretata da Villaggio, è il filtro attraverso il quale i piccoli esprimono la loro visione del mondo.
“Il prototipo del tapino, ovvero la quintessenza della nullità”, lo definì lo stesso Villaggio. Uno di noi, Fantozzi.