Ginecologa condannata a pagare 400mila euro: sbagliò l’intervento
La Corte dei Conti ha condannato una ginecologa dell’ospedale Buzzi di Milano, dieci anni dopo i fatti contestati, a pagare 400mila euro agli ex Icp-Istituti clinici di perfezionamento (dal 2016 Asst Nord Milano) ai quali all’epoca faceva capo il Buzzi. L’azienda sanitaria era stata infatti chiamata a risarcire la famiglia di un bambino nato con diversi danni, provocati secondo la magistratura dalle procedure attuate durante il parto, e ha deciso di rivalersi economicamente sulla dottoressa. «Un grave precedente – protestano le società scientifiche di ginecologia – che può minare il rapporto di fiducia tra ospedali e professionisti».
Ginecologa condannata, la protesta
«Al di là del merito della questione – scrivono in una nota congiunta Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia), Aogoi (Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani) e Agui (Associazione ginecologi universitari italiani) – la richiesta di un risarcimento a carico del ginecologo, inoltrata dall’azienda sanitaria alla magistratura contabile per un incidente occorso dieci anni fa, deve essere considerata di per sé lesiva dei diritti del professionista, il quale potrebbe ad oggi persino aver perso la copertura assicurativa sugli eventi che si ritengono, da parte della magistratura, causati con colpa grave. Oltre che lesiva dei diritti del professionista – aggiungono gli esperti – questa vicenda rischia di rappresentare un grave precedente, capace di inficiare il legame di reciproca fiducia e di collaborazione che deve animare i rapporti fra i professionisti della salute e le strutture sanitarie di appartenenza. E ciò a maggior ragione in ginecologia, giacché è difficilissimo, negli incidenti che possono occorrere durante le procedure legate al parto, distinguere con certezza fra errore medico ed evento imprevedibile. Tra l’altro – concludono Sigo, Aogoi e Agui – in un’epoca in cui tanti sforzi si stanno profondendo per contrastare la medicina difensiva e gli sperperi economici ad essa legati, queste storie non giovano di certo alla serenità dei ginecologi e dei professionisti della salute in generale».