Ricordo di Franco Petronio, uno dei leader più geniali e amati del Msi

12 Lug 2017 15:15 - di Antonio Pannullo

Il 12 luglio 1994 ci lasciava Franco Petronio, protagonista del Movimento Sociale Italiano sin dal Dopoguerra. Petronio, nato a Trieste ma vissuto politicamente a Milano, era uno dei leader missini più amati e anche più geniali. Giornalista, fu presidente del Fuan, l’organizzazione universitaria del Msi, vice segretario nazionale della Giovane Italia, consigliere comunale a Trieste, Roma e Milano, deputato dal 1972 alla Camera e dal 1979 all’europarlamento; ma soprattutto fu sempre legatissimo a Pino Romualdi, del quale condivise le idee e le lotte. Fin da quando entrambi militavano nei Far, i Fasci d’azione rivoluzionaria, movimento clandestino formato da molti combattenti della Repubblica Sociale Italiana, la cui idea era quella di continuare la lotta contro gli alleati in maniera clandestina. I Far, pur essendoaffiancati dall’Esercito nazionale anticomunista, compirono però solo azioni tanto eclatanti quanto dimostrative, come quella, il 28 aprile 1946, in cui si introdissero nella stazione radio di Monte Mario e mandarono in onda la canzone Giovinezza; oppure quando, pochi mesi dopo, un gruppo di fascisti si arrampicò sulla Torre delle Milizie a Roma issandovi un gagliardetto nero. Nel 1951 vi fu pure un processo, nel quale fu coinvolto anche lo scrittore e filosofo Julius Evola, che venne al processo in sedia a rotelle. Anche Petronio fu arrestato, ricevendo poi una lieve pena, mentre Evola fu assolto. Nel 1960 Romualdi lo vuole consigliere comunale capitolino, ruolo nel quale Petronio si distinguerà per importanti studi e proposte sulla viabilità e sul traffico di Roma, progetti che furono presi ad esempio e studiati anche dal comune di Parigi. Insieme all’attività politica e amministrativa, Petronio continuò a fare il giornalista, sul Secolo d’Italia, sul Popolo Italiano e su l’Italiano, presatigiosa rivista cofondata con Romualdi. Nel 1979 poi viene eletto a Strasburgo insieme con Almirante, Romualdi e Buttafuoco, dove contribuì fortemente all’avanzata dell’eurodestra ma anche al dibattito sulla politica energetica. Petronio fu sempre un convinto sostenitore dell’energia nucleare, da lui ritenuta più piulita ed economica rispetto a quella prodotta dagli idrocarburi. All’interno del Msi fu un esponente di punta della corrwente romualdiana, e spesso le sue tesi politiche divennero le direttrici del partito. Apparteneva a quella vecchia guardia dei politici, come De Marsanich, come Almirante e lo stesso Romualdi, che giravano (in treno) in lungo e in largo l’Italia, per tenere comizi anche nei luoghi più sperduti d’Italia. Uomo di cultura eccezionale, amò l’anticonformismo di Cèline, l’analisi economica di Pareto,e considerava un punto di arrivo la creazione di Alleanza Nazionale, la realizzazione di un sogno. Morì troppo giovane, a soli 62 anni, a Torino, dopo aver combattuto per anni con una grave malattia, lasciando la comunità del Msi “più povera e più sola”, come scrisse il direttore del Secolo Gennaro Malgieri nel suo articolo di fondo in morte dell’amico di sempre Franco Petronio.

(A sinistra, Petronio con Romualdi e Staiti; a destra, Petronio con Servello, Crocesi, Anderson, Ciccio Franco e De Andreis)

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