Il sindaco di Ravenna: Muti non può essere ricordato. Continua la guerra del Pd ai morti
E dire che non sarebbe necessaria nemmeno chissà quale cultura, per evitare scelleratezze come quelle pronunciate dal sindaco di Ravenna, Michele De Pascale. Secondo il primo cittadino dell’ex-capitale dell’Impero romano, l’eventuale manifestazione – che si è sempre tenuta, alla fine di agosto, nell’anniversario del brutale assassinio – in commemorazione di Ettore Muti, leggendario soldato, legionario di Fiume, squadrista e segretario nazionale del Pnf, non dovrebbe avere “luogo all’interno del cimitero di Ravenna, nel rispetto dei defunti, fra i quali moltissimi eroi della Resistenza”. Però, appunto, come recitava Totò, la morte è una livella, rende tutti uguali di fronte al destino, e scomodare il presunto “fastidio” che alcune salme proverebbero per altre, francamente, prima che ignobile, è semplicemente ridicolo. Ancor più inaccettabile, poi, nelle parole di De Pascale, è l’accusa, secondo la quale coloro che ricordano i caduti per la Patria, avrebbero “l’intento di generare un clima d’intolleranza, odio e xenofobia”. Evidentemente, a chi, come il sindaco, è familiare l’abitudine di piegare tutto alla convenienza contingente del “teatrino politico”, sfugge la possibilità che esistano altre persone, ricche di sentimenti profondi e di memoria per le persone che hanno speso la vita per l’Italia. D’altro canto, bisognerà anche abituarsi a questo genere di polemiche stucchevoli: con “L’Espresso” che batte insistentemente la grancassa, il Pd ha deciso di dichiarare una curiosa “guerra ai morti” – nella consapevolezza d’essere destinato, ora che il voto non è più rinviabile, a perire nelle urne della prossima primavera -, agitando un pericolo “estrema destra” che esiste solo nelle loro deboli menti. Deboli menti che non impediranno a chi lo vorrà, di ricordare “Gim dagli occhi verdi” o altre personalità della nostra storia.