Kim Jong-un, profilo di un dittatore spietato che amava James Bond
“Grasso ragazzino pazzo”, “monello grassoccio”, “un pazzo totale”. Sul leader nordcoreano Kim Jong-un, 33 anni, una nazione da guidare con pugno di ferro e terrore e un arsenale nucleare a disposizione, si è davvero sentito di tutto. Ma chi è davvero Kim e cosa non conosciamo ancora di lui? A chiederselo è il New York Times, che ne ha pubblicato un lungo ritratto con particolari inediti dell’infanzia, giungendo alla conclusione che il leader asiatico “è stato sottovalutato troppo a lungo“.
Kim Jong-un, il profilo del New York Times
Ultimo dei tre figli di Kim Jong-il fra quelli avuti con la terza moglie, si narra che Kim Jong-un avesse scavalcato i fratelli nella successione al padre molto prima della sua morte. Salito al potere a soli 27 anni, in molti erano pronti a scommettere che l’inesperienza del giovane non lo avrebbe fatto durare a lungo. Sei anni più tardi – sottolinea il New York Times – non c’è dubbio che ad oggi si trovi saldamente al comando. Figlio adorato del padre, che ne riconosceva la naturale attitudine al dominio, all’età di 8 anni ha ricevuto la sua prima divisa militare da generale. Dipinto come “genio fra i geni” dalla stampa nordcoreana, si racconta che a 16 anni abbia pubblicato un’analisi della leadership di suo nonno durante la guerra di Corea. Dal 1996 fino almeno al 2000, racconta ancora il New York Times, Kim Jong-un ha studiato all’estero, precisamente in Svizzera, sotto le mentite spoglie del figlio di un diplomatico nordcoreano. Qui, si dice abbia avuto problemi con la lingua tedesca nel corso delle lezioni, mentre un video registrato all’epoca lo ritrae in classe impacciato alle prese con un tamburello.
Da adolescente giocava a basket
«Non eravamo i ragazzi più deboli della classe, ma nemmeno i più svegli», ha raccontato a un tabloid britannico un compagno di classe dell’epoca, Joao Micaelo. Secondo i racconti di Micaelo, Kim era un adolescente tranquillo che amava i film di James Bond e giocava a basket. A distinguerlo dagli altri, costose scarpe da ginnastica, qualche gadget di lusso e un cuoco, un autista e un tutor privato a disposizione. E qualche scatto nervoso di troppo, sembra, come quando – aveva raccontato nel 2010 un altro compagno di corso – Kim aveva duramente rimproverato un cameriere per un piatto di spaghetti mal cotti. La prima uscita pubblica con copertura mediatica di Kim risale al settembre 2010, quando quello che sarà il futuro leader del Paese viene presentato come generale eletto a vice capo della Commissione Militare Centrale. Fino ad allora nessuno aveva mai visto una sua foto da adulto. E nessuno sembrava certo che proprio Kim di lì a poco avrebbe ereditato il comando.
La spietatezza
Da quel poco che è noto del suo governo, spietatezza e poca flessibilità mentale sembrano essere suoi marchi di fabbrica. «Intelligente, pragmatico, deciso – lo ha definito Andrei Lankov, esperto di Corea del Nord dell’università Kookmin di Seoul – ma anche capriccioso, lunatico e pronto a uccidere facilmente». Secondo i funzionari di intelligence sudcoreani, il dittatore avrebbe infatti giustiziato diversi alti funzionari compreso suo zio, un broker di potere a suo tempo indicato come suo mentore. Si sospetta inoltre sia stato il mandante dell’assassinio del fratellastro, avvelenato all’aeroporto internazionale di Kuala Lumpur in Malesia nel febbraio scorso. Ma non c’è solo questo: a Kim si deve anche una (modesta) crescita sia nel settore economico che in quello ingegneristico, settori crollati sotto il regime paterno causando un lungo periodo di carestia nel Paese. Dall’ascesa al potere, Kim non ha ancora mai viaggiato o ospitato un altro capo di Stato. Pochissimi invece sono stati autorizzati a incontrarlo, fra questi l’ex star del basket Dennis Rodman – entusiasta nel vedere una folla adorante “con le lacrime agli occhi e in piedi per un applauso di mezz’ora” al leader – e un sushi chef giapponese, poi fuggito. Un argomento sul quale Kim non fa invece alcun mistero – sottolinea ancora la storica testata americana – è il programma nucleare. Se il padre aveva addirittura valutato la possibilità di fermare il programma in cambio di aiuti economici e di garanzie di sicurezza – abbozzando anche un accordo con l’amministrazione Clinton, più tardi violato – l’attuale leader nordcoreano ha invece adottato un approccio più aggressivo.