Meeting di Rimini. Addio Parsifal, oggi i ciellini si scaldano per Bertinotti
La politica cosiddetta liquida, come la società del resto, non poteva non contagiare Comunione e Liberazione. Non che gli eredi di don Giussani non facciano politica, anzi. Su questo terreno sono vigili e ben presenti come sempre. Ma non sono più in grado – e non solo loro – di agitare miti e bandiere. Prendiamo l’edizione 2017 del Meeting di Rimini: i favori del pubblico non vengono negati al moderato premier Gentiloni e al ministro degli Interni Minniti. L’anno scorso, non a caso, era stato accolto con calore anche Angelino Alfano…
Ma come la mettiamo con le ovazioni a Fausto Bertinotti? L’ex leader di Rifondazione comunista ha parlato dinanzi a un pubblico entusiasta di almeno 1500 persone, che Bertinotti non ha esitato a compiacere: “Sarà significativo che la mostra sul 1917 la faccia il Meeting di Cl e non una forza politica di sinistra… Questo perché nella storia di Comunione e Liberazione la tradizione è viva, mentre certa sinistra se ne è disfatta diventando colpevole di una damnatio memoriae”. Applausi che, quando Bertinotti dice che “dobbiamo porci il tema della fede”, si fanno ancora più convinti. Anche il feeling con i vecchi comunisti è possibile. La parola d’ordine, la nuova parola d’ordine, è la concretezza.
Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà e a lungo guida della Compagnia delle opere, intervistato dal Corriere, ha spiegato cosa significa il titolo del Meeting, che è una frase di Goethe: «Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo». «Siamo in un’epoca – dice Vittadini – in cui abbiamo perso tutto e dobbiamo ricominciare daccapo. Mi viene in mente Rocky 3 che deve lottare per riconquistare ciò che ha perso. Ma per farlo bisogna avere un desiderio non ridotto, dei valori, una fede». E si capisce che l’era Renzi è data per archiviata. Ora contano le persone, più che le sigle.