Quando gli allevatori aprirono i cancelli e liberarono le nutrie

7 Ago 2017 17:54 - di Redazione

Immaginate un roditore lungo mezzo metro, con una coda di almeno 35 centimetri, che pesi dai 10 ai 17 chili. È la nutria, il cosiddetto castorino, originario del Sudamerica ma importato in Italia dopo la guerra dalla Russia per farne pellicce. Questo animale ha avuto un destino triste, ma ancora più triste per le specie autoctone da esso danneggiate. E la colpa è dell’uomo, non certo loro. Le cose andarono così: allevatori in cerca di facili guadagni, importarono le nutrie e le chiusero in allevamenti per poter vendere le pellicce che nei decenni passati andavano di gran moda. Poi, negli anni Settanta-Ottanta, con il declinare definitivo delle pellicce, gli allevatori, in questo non supportati in alcun modo dalle istituzioni, non sapevano che farsene di questi animali, e allora aprirono semplicemente i cancelli delle gabbie e li liberarono. Ora, la nutria, come tutti i roditori, si riproduce velocemente, e in pochi anni la diffusione è aumentata a dismisura. Come lo sappiamo? Lo sappiamo perché la nutria fa dei danni incalcolabili all’ambiente e alle coltivazioni: vegetariana, ma non disdegna di mangiare crostacei, molluschi, piccoli pesci, uova di uccelli, la nutria si nutre di piante di ogni tipo, acquatiche e coltivate, tanto da causare acque aperte e danni alle coltivazioni. Non solo: come tana utilizza quelle di altri animali, scacciandoli, e poi ha l’abitudine di scavare lunghi e complessi cunicoli, da 3 a 6 metri, distruggendo argini e sponde di fiumi e laghi. La nutria matura precocemente, e ogni 20 settimane può dare alla luce da 4 a 6 piccoli. In Italia praticamente non ha nemici naturali, che invece aveva in Sudamerica e nel Caucaso, come orsi, grossi felini, aquile, volpi, alligatori e altri. Da noi invece le nutrie vengono lasciate in pace, anche perché vivono in colonie numerose e poi negli ultimi anni era considerata, anziché infestante, specie protetta. La nutria inoltre si può adattare benissimo anche in ambienti molto degradati, un po’ come il ratto. Può portare diverse malattie, tipiche dei roditori, come la leptospirosi, e quando ha i piccoli nelle vicinanze diventa logicamente aggressiva. Nessuno ne chiede ovviamente lo sterminio, ma qualcosa bisognerà fare perché la specie è pericolosa sia per la stabilità degli argini sia per le altre comunità biologiche.

Interrogazione parlamentare sui danni prodotti

Insomma le nutrie o castorini, sono una specie perniciosa. Al Senato il leghista Nunziante Consiglio ha chiesto di affrontare il problema. E il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti gli ha dato soddisfazione nell’ambito della procedure delle risposte scritte a interrogazioni. Consiglio sottolinea il carattere “alloctono” della specie, ossia straniero, rispetto alla fauna italica. E cita i rischi per la circolazione stradale, gli impianti idraulici, nonché per la salute umana. A palazzo Madama, il senatore leghista ha presentato la lunga interrogazione in cui si ricorda che il decreto legge n.91 del 2014 ha modificato la legge 157 del febbraio 1992 sulle norme “per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” in modo tale che, sottolinea, “le nutrie, dallo status di fauna selvatica, e quindi protetta, sono transitate allo status di specie nociva, alla stregua di animali infestanti e dannosi”. Nota l’esponente del Carroccio: “L’elevata e crescente presenza di questa specie alloctona rappresenta una minaccia e può pregiudicare lo stato di conservazione di specie faunistiche autoctone, tanto che è stata inserita tra le 100 specie invasive più dannose al mondo”. Un flagello insomma, rispetto al quale, però ogni soluzione (comprese le previsioni Ue per l'”eradicazione rapida”) impatta contro uno scoglio istituzional-burocratico: le linee “altamente vincolanti” dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), che, lamenta Consiglio, vieta addirittura “l’utilizzo delle armi nelle cosiddette aree di Natura 2000 o nelle Aree protette. Non si potrà, quindi, cacciarle in nessuna area, che abbia valenza in qualche modo tutelata” (le Sic, le Zsc o le Zps) “salvo utilizzando metodi poco efficaci, come le gabbie”. In conclusione, il senatore chiede a Galletti quali soluzioni il governo intenda adottare contro il “Myocastorcoypus”, nome scientifico di questi castorini. Il ministro nella risposta conferma il quadro normativo vigente e aggiunge: “Già a gennaio 2016 le Regioni sono state sollecitate a intervenire adeguatamente per il controllo della nutria, mentre è stato chiesto ad Ispra di fornire tutto il supporto tecnico-scientifico per un intervento efficace nel rispetto della normativa”. Inoltre, “è in corso la predisposizione di un decreto legislativo per il recepimento e l’attuazione del regolamento” europeo pertinente e che “il ministero ha incaricato Ispra di redigere un piano nazionale di gestione della nutria. Tale piano verrà a breve condiviso in sede di Conferenza Stato-Regioni.

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