
«Sono tornato». Ecco il film che prova a fare di Mussolini una “macchietta”
Home livello 2 - di Monica Pucci - 11 Agosto 2017 - AGGIORNATO 11 Agosto 2017 alle 15:33
“Sono tornato”. L’incubo del Duce, l’ossessione della sinistra, diventa un film commedia nel tentativo di esorcizzare l’eterna nostalgia degli italiani per Mussolini, che negli ultimi tempi sono finite perfino nel mirino di una legge che vieterà gadget e slogan fascisti. Il regista Luca Miniero, quello di “Benvenuti al Sud”, sta lavorando a una pellicola (la cui uscita è prevista nel 2018) che racconta un improbabile ritorno di Benito Mussolini sulla scena, nel mezzo (ma si potrebbe dire nel vuoto..) della politica italiana attuale.
L’obiettivo – sulla scorta di un analogo film realizzato in Germania su Hitler- è di fare della figura mussoliniana una macchietta, ridicolizzarla con giochini su razzismo e omofobia, dipingere un tiranno ottuso che oggi parla a una certa parte politica non degna di rispetto, la destra, creare una parodia che possa ricacciare indietro quelle spinte destrorse che in certi ambienti della sinistra vengono considerate un’offesa alla tenuta della democrazia e della pacifica convivenza.
L’attore protagonista, Massimo Popolizio (nella fotina a destra ndr), che interpreta il Duce, nega intenti satirici, ma poi spiega, al Corriere della Sera: «È un Mussolini serio, che riappare in piazza Vittorio a Roma, tumefatto, la divisa sporca. Si guarda intorno, vede tutti arabi e immigrati e commenta: siamo stati invasi, i confini si sono abbattuti. La gente lo prende per uno di quei finti centurioni al Colosseo. Frank Matano (nella fotina a sinistra ndr), nei panni di un giornalista pensa che sia un attore e lo porta in tv. Mussolini vede il piccolo schermo, che non poteva conoscere, pieno di cuochi, ci mette un po’ a orientarsi, ma sa come si conquistano le masse. Anche lui si piega all’audience. Va ospite da Mentana e si presta a una specie di C’è posta per te. Più non lo prendono sul serio, e più ha successo. Nota che i ragazzi hanno tutti lo sguardo fisso sul cellulare. Dice: “Vi ho lasciati che eravate un popolo di analfabeti e vi ritrovo uguali”». Il filo conduttore è sempre quello: torna l’uomo rozzo e parla a un popolo peggio di lui. Il solito copione della sinistra.
Dire che non si tratti di una parodia, è un p0′ difficile, vista anche la presenza, nel cast, di attori di rudimentale comicità come Frank Matano. «Il nostro Duce è assolutamente scorretto, chiama negri la gente di colore, chiede in giro: non era meglio lasciarli morire in acqua? Quello che dice Salvini sui migranti, al confronto, fa ridere», racconta Popolizio, e anche qui si capisce l’impronta semplicistica della sceneggiatura. «È una commedia surreale e realistica allo stesso tempo. In un covo di destra vede militanti tatuati e con gli orecchini e li insulta: femminucce, siete pronti a dare la vita per me, a marciare nuovamente su Roma?». Un covo di destra? Certo, visto che alla fine arriva la confessione: la politica c’entra, eccome. «Questo un film per ribattere il concetto di apologia di reato». E rispunta, come d’incanto, la legge Fiano…
di Monica Pucci