Farefuturo, confronto nel centrodestra per trovare unità e programma comune

20 Set 2017 13:41 - di Francesco Alessandri

Nei giorni in cui la Sicilia ha restituito un “modello possibile” (e potenzialmente vincente) di integrazione politica e popolare del centrodestra – con l’indicazione unitaria di Nello Musumeci -, nel resto d’Italia, o meglio tra le segreterie dei partiti, l’aria di unità che tanto fa sperare nell’isola non è ancora arrivata. Le ultime uscite di Berlusconi e Salvini, rispettivamente a Fiuggi e a Pontida, hanno evidenziato che, nonostante le buone prove delle Amministrative, l’idem sentire dell’elettorato e il faticoso ma importante ruolo di “cerniera” di Giorgia Meloni, le distanze tra i leader restano. Che questa frattura sia di natura leaderistica più che programmatica, di stile più che di contenuto poco importa se poi il risultato rischia di consegnare una coalizione unita solo nelle rilevazioni sondaggistiche.

Se la piazza non vede più insieme Berlusconi, Salvini e Meloni dalla famosa “foto di Bologna”, esiste un luogo – politico in senso stretto – dove invece un dialogo serrato tra papabili alleati di governo sta maturando da quasi un anno. Questo processo sta avvenendo nei workshop di Farefuturo, la fondazione presieduta da Adolfo Urso, affiancato da un gruppo di ricercatori e dalla rivista on-line Charta Minuta nonché dal comitato degli aderenti al centro studi. La fondazione Roma sta mettendo a confronto gli esponenti di Fratelli d’Italia, della Lega Nord, di Forza Italia e della “quarta gamba” in fieri con esperti, osservatori ma soprattutto professionisti e società civile: tutti coloro che richiedeno un rinnovato impegno di governo al centrodestra, non solo la – seppur necessaria – “vittoria”.

Da maggio scorso sono stati Giorgia Meloni, Renato Brunetta, Giancarlo Giorgetti, Gaetano Quagliariello, a cui si aggiungeranno Stefano Parisi, Raffaele Fitto, i protagonisti dei tavoli di lavoro di Farefuturo che hanno visto al centro il tema della ricomposizione di quel “fronte degli italiani” nato dal “no” al referendum, dalle battaglie contro lo ius soli, sulle politiche dell’immigrazione, su “giustizia giusta” e sul fisco. Temi sui quali tutti gli esponenti si sono trovati d’accordo, confermando quel “90% di programma già scritto” che Berlusconi annuncia quando parla del centrodestra di governo.

Tutto risolto in fondo, dunque? Non esattamente. Restano nodi importanti da sciogliere sull’Europa, sull’euro, sui risvolti della nuova “questione settentrionale” (dopo i referendum di ottobre) ma soprattutto eluso resta il tema del “metodo” con il quale impostare i rapporti tra alleati, scegliere il portabandiera ed evitare ogni tentazione di nuovo Nazareno dopo le elezioni (a maggior ragione con questa pessima legge elettorale).

E se proprio a proposito di questi asset si sente la necessità di luoghi “laici” dove alimentare un confronto continuo pro domo “patria”, Farefuturo e Adolfo Urso, da parte sua, hanno proposto a tutti gli interlocutori dei partiti di individuare nel cosiddetto “sovranismo di governo” – ossia un eurorealismo senza sottomissioni ma nemmeno contrapposizioni sterili all’Ue – e nell’unione di scopo – rispondere prontamente alle quattro-cinque emergenze nazionali – il binario che permetta di costruire un programma comune capace di sfidare al rialzo un Pd in crisi e un Movimento 5 Stelle con un deficit enorme di “buona amministrazione”.

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