Legge pro-gay nelle scuole, in Perù le famiglie fanno cadere il governo
Già una sentenza della Corte Suprema di Giustizia di Lima aveva imposto al ministero di modificare la legge, “per rispetto delle famiglie peruviane”, poi è arrivata la crisi politica del governo scattata proprio su quelle norme della riforma scolastica che puntavano a introdurre la parità “gender” nella definizione di genere dei ragazzini.
Per intenderci, la libertà di stabilire, in corso d’opera, se essere maschi, femmine, gay, trans o altro. La frase nel mirino delle associazioni dei genitori, che è costata cara al governo Zavala, era questa: “A parte il dato biologico e sessuale, ciò che viene considerato maschile o femminile in realtà è costruito giorno per giorno attraverso le interazioni sociali”. Ideologia gender nient’altro che ideologia gender.
Su quella frase è caduto il governo del Perù, dopo la sfiducia del Parlamento che ha negato il sostegno al primo ministro Fernando Zavala con 77 voti contrari, 22 favorevoli e 16 astenuti. La conseguenza sono le dimissioni automatiche del premier e di tutto il governo. Pietra dello scandalo, come detto, il programma nazionale di educazione, il «Currículo Nacional» del ministero della Pubblica Istruizione, che introduce l’uguaglianza di genere, rifiutata con forza dai gruppi conservatori dell’opposizione, guidata da Keiko Fujimori, figlia dell’ex dittatore Alberto Fujimori e sconfitta dal liberale Kuczynski alle presidenziali del 2016. Il premier Zavala s’è dovuto arrendere alla conta dei voti e in queste ore sta firmando le sue dimissioni. Esultano le famiglie cosiddette tradizionali…