Un sindaco Pd inaugura un monumento a Gorrini, asso dell’aviazione Rsi

28 Set 2017 15:37 - di Massimiliano Mazzanti

Emanuele Fiano se ne farà un ragione, ma Fidenza, ridente cittadina in quel di Piacenza, non rinuncerà certo, in ossequio alle ossessioni del parlamentare del Pd, a inaugurare – il 30 settembre, come previsto – il bellissimo monumento ideato per celebrare Luigi Gorrini. Chi sia stato Luigi Gorrini è presto detto: uno dei migliori assi, se non proprio il migliore, della nostra Aviazione, Medaglia d’Oro a valor militare, vera e propria leggenda dell’Aeronautica nazionale repubblicana e delle intere forze armate della Rsi. Un uomo straordinario, il quale mai rinnegò il suo strenuo impegno nelle guerre mondiale e civile e a cui anche la Repubblica italiana rese onore, conferendogli ben tredici anni dopo la fine del conflitto la massima onorificenza militare.

Durante il conflitto, Gorrini abbatté una ventina di aerei nemici (secondo alcune fonti, 19, per altre 24) e danneggiandone molti altri, volando sempre con macchine di produzione italiana: il biplano Fiat C.R. 42; l’Aermacchi 202 “Folgore” e l’Aermacchi 205 “Veltro”. Per cinque volte, l’eroe venne a sua volta abbattuto, salvandosi grazie al paracadute. Sul suo petto, tra le altre decorazioni a corona della Md’O, anche due Medaglie di Bronzo e le Croci di ferro tedesche di I e II classe.

Terminato il conflitto, nonostante l’opposizione dei comandi alleati e delle autorità di occupazione, Gorrini venne reintegrato nell’Aviazione militare, diventando maestro delle nuove generazioni delle “aquile” nostrane. Nato e morto, all’età di 97 anni, nel piccolo centro di Alseno, il monumento a Gorrini – un vero e proprio aviogetto Mb 326 su piedistallo. L’Mb 326 fu l’ultimo modello usato dal “sergente” (Gorrini non poteva mai diventare ufficiale, a dispetto degli immensi meriti) per addestrare le nuove leve dell’Areonautica militare – sarà inaugurato, come detto, però, nella vicina Fidenza, dal sindaco ed esponente locale del Partito democratico, Andrea Massari. Al termine della carriera, a un giornalista che, maliziosamente, quasi gli rimproverava l’aver combattuto sotto l’emblema dell’aquila che artiglia il fascio, Gorrini rispose, con fierezza e una punta d’ironia: «Io non abbasso gli occhi di fronte a nessuno: l’ho fatto e lo rifarei. Pensavo, però, che, dopo tutto quello che era successo, l’Italia sarebbe andata in mano a gente onesta…». 

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