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Addio alla Lemonsoda, non è più italiana. La Campari Soda l’ha ceduta

Addio alla Lemonsoda, non è più italiana. La Campari Soda l’ha ceduta

Cronaca - di Augusta Cesari - 5 Ottobre 2017 alle 12:32

La mitica limonata degli italiani cambia nazionalità. Un piccolo terremoto nel mondo delle bevande italiane. Campari dice addio alla Lemonsoda alle bibite gasate. Mentre la birra Ceres sbarca in Italia nel mondo delle bevande analcoliche, comprando, appunto, la Lemonsoda. Lemonsoda è uno dei marchi più celebri e famosi di soft drink: il colosso internazionale Royal Unibrew, in Italia noto per la birra danese, ha pagato 80 milioni di euro per prenderselo, ma, soprattutto, per prendersi anche lo stabilimento piemontese di Crodo, vicino alle terme. 

Lemonsoda venduta per 80 milioni

Leggiamo sul Sole 24 Ore: «Per Campari è l’ennesima cessione: dopo aver scalato il mega marchio Grand Marnier, la più grande acquisizione di sempre per la casa italiana, la strategia di Bob Kunze Concewitz, il manager che da 10 anni guida la multinazionale della famiglia Garavoglia, è quella di focalizzarsi sulla fascia più alta del mercato e razionalizzare il portafoglio prodotti, disboscando marchi per fare cassa (e ripagare il debito accumulato: 1,2 miliardi di euro). Per vendere la Lemonsoda era stata incaricata la banca d’affari Rabobank. Nei mesi scorsi erano già stati ceduti altri marchi: da Sesto San Giovanni sono usciti dai vini, cedendo la prestigiosa Sella&Mosca, la più grande tenuta vinicola d’Europa; e poi liberandosi di Lapostolle e Sancerre. Infine, poco prima dell’estate, il colpo grosso con la cessione in blocco di Carolans e Irish Mist, e alcune attività immobiliari per 228 milioni di euro complessivi: la più grossa dismissione di sempre. Quest’anno Campari ha fatto pulizie per un incasso di 310 milioni, quasi la metà di quanto speso per lo shopping sul Grand Marnier».

Il business ceduto comprende le bevande gassate analcoliche a base di frutta Lemonsoda, Oransoda, Pelmosoda e Mojito Soda, raggruppate sotto il marchio Freedea, e i marchi Crodo (a esclusione di Crodino). Oltre ai marchi, il perimetro della vendita include il sito produttivo e di imbottigliamento situato a Crodo, nel Verbano, la sorgente d’acqua e il magazzino. Al 31 dicembre 2016, il perimetro di marchi ceduti ha registrato vendite nette pari a 32,8 milioni e un margine di contribuzione (margine lordo dopo le spese per pubblicità e promozioni) pari a 6,3 milioni. Le vendite totali dei brand ceduti rappresentano circa il 2% delle vendite totali di Campari nell’anno 2016. L’Italia costituisce il mercato principale per i brand, con un peso pari all’84,3% delle vendite nell’anno 2016. Il controvalore totale dell’operazione corrisponde a un multiplo di circa 13 volte il margine di contribuzione relativo ai brand ceduti. Nell’ambito della transazione, e con efficacia a partire dalla data del closing, Gruppo Campari e Royal Unibrew hanno stipulato un accordo di produzione pluriennale, in base al quale Royal Unibrew continuerà a produrre alcuni prodotti di proprietà di Gruppo Campari, attualmente imbottigliati nello stabilimento di Crodo. “La vendita del business Lemonsoda e Crodo” dice Bob Kunze-Concewitz, Chief Executive Officer del gruppo Campari, “rappresenta un ulteriore passo della nostra strategia di razionalizzazione delle attività non strategiche”. Sarà una strategia, ma alla vecchia cara italiana Lemonsoda eravamo un po’ tutti legati…

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5 Ottobre 2017 alle 12:32