Da buonismo a girotondino: i nuovi vocaboli della lingua italiana
In poco più di 20 anni la lingua italiana si è arricchita come non mai di nuove parole come “tangentopoli”, “buonismo”, “inciucio”, “girotondino”, “grillino”, “rottamatore”, “coming out”, “velinismo”, “smartphone”, “viagra”, “selfie”. Fino alle più recenti: “brexit”, “flaggare”, “dronista”, “sviluppismo”, “post-verità”. Sono tutte parole registrate nel Vocabolario Zingarelli 2018 che contiene 145mila voci e oltre 380mila significati.
Zingarelli , la storia del vocabolario
Il dizionario ideato dal linguista pugliese Nicola Zingarelli, l’opera che dopo un secolo porta ancora oggi il suo nome, compie ora 100 anni. Uscito a fascicoli nel 1917 per conto degli editori Bietti e Reggiani, nel 1922 apparve la seconda edizione in volume unico. Nel 1941 venne acquistato dalla casa editrice Zanichelli, che da allora continua a pubblicarlo proponendo, dal 1993, ogni anno un’edizione aggiornata con i neologismi entrati nella lingua comune. Come un notaio lo Zingarelli nel corso degli anni ha riportato le trasformazioni del nostro linguaggio, i neologismi e i nuovi significati, di parole già esistenti, che nascono dai cambiamenti di costume, culturali e dalle innovazioni tecnologiche. Si pensi al “mangianastri” di una volta, poi venne il “lettore cd” e ora a sua volta in crisi dall’avvento degli “mp3″. Ma nello Zingarelli continuano a essere tutti presenti. «Non sindachiamo cosa sia giusto o sbagliato. Lo Zingarelli è un’agenzia autorevole che fissa lo stato della lingua in un dato momento storico. Il nostro compito è traghettare il patrimonio dell’italiano nei secoli a venire», spiega Mario Cannella, lessicografo che cura gli aggiornamenti del vocabolario dal 1993, anno in cui sono diventati annualizzati. Perché l’evoluzione della lingua è sempre più rapida. Fino a pochi anni fa c’era l'”autoscatto”, oggi i “selfie”.
Ecco come entrano le parole nel vocabolario
Ogni giorno i media inventano neologismi di tutti i tipi ma nel vocabolario entrano solo quelli che si radicano nella nostra lingua. Una voce viene monitorata a lungo prima di essere accolta nello Zingarelli. I criteri dei curatori sono la durata (da quanti tempo è presente una parola?), la frequenza (si intende la diffusione e l’uso accertato di una parola), la qualità (il peso culturale di una parola). Lo Zingarelli registra le nuove parole dell’Italia di oggi perché «una lingua è anche quella che incontriamo tutti i giorni per la via – spiega il linguista Massimo Arcangeli – È compito ineludibile di un dizionario saper cogliere democraticamente, con le innovazioni lessicali al loro sorgere e al loro primo significativo diffondersi, l’evoluzione della società da cui sono scaturite, per mettersi al suo servizio e rispondere alle necessità dei suoi cittadini. Nessun altro dizionario può competere, su questo piano, con lo Zingarelli».
I criteri
Qual è il criterio per ammettere nuovi lemmi nel vocabolario? «Durata, frequenza e qualità. Durata: da quanti anni è presente una parola? Ogni giorno i quotidiani inventano neologismi di tutti i tipi, ma nel vocabolario entrano solo quelli che si radicano nella nostra lingua – spiega il lessicografo Mario Cannella – Tra i nuovi lemmi inseriti alcuni erano “dormienti”, quasi mai usati, eppure nati nel millecinquecento. Basta che il presidente del Consiglio o qualche altro personaggio di primo piano li usi perché tornino a circolare subito e a diffondersi. Noi lessicografi controlliamo la loro origine e ne scopriamo l’uso antico – continua Cannella – Con frequenza si intende la diffusione e l’uso di una parola, accertabile oggi con precisione grazie agli strumenti elettronici. Infine la qualità: esiste un peso culturale di una parola che le macchine non riconoscono. In questo senso il criterio diventa l’uso delle persone colte e la presenza in dibattiti importanti».