La denuncia choc di una madre: «Mio figlio down vittima di 3 bulli»

24 Ott 2017 12:09 - di Lorenza Mariani

È successo ancora: è potuto succedere ancora. E allora, tre bulli, tre adolescenti armati di rabbia e di cinismo, forse svuotati di quel minimo senso della morale e ormai del tutto privi di freni inibitori, hanno perseguitato, aggredito, umiliato e offeso a più riprese un loro coetaneo affetto dalla sindrome di down.

Firenze, ragazzino down vittima di 3 bulli

E la notizia è arrivata dalla madre della giovane vittima, tornata a segnalare gli abusi psicologici e l’aggressività subite: «Bullismo contro mio figlio down: umiliato e deriso da tre coetanei». La denuncia choc di una madre ha sollevato il velo su una serie di drammatiche prepotenze subite dal ragazzino – Olmo, appena 13enne – costretto, per esempio, a mangiare la merenda gettata nelle docce. Il fatto è accaduto all’interno degli spogliatoi di una nota società sportiva di Bagno a Ripoli (Firenze). In quel caso, allora, a difesa della giovanissima vittima dell’atto di bullismo si è schierato solo un altro ragazzo, anche lui di 13 anni: si è messo in mezzo tra Olmo e i tre bulletti, ha intimato loro di smettere di comportarsi in quel modo, e di vergognarsi per quanto hanno fatto. Un appello indirizzato a una  fantomatica sensibilità difettata nei tre bulli e che si è sommata ad altre vergognose vicende accadute sempre a danno della stessa vittima.

Il post-denuncia della mamma su Fb

Fino a quando, pochi giorni fa, tutto è stato reso pubblico dalla mamma di Olmo che tramite Facebook ha ringraziato il 13enne che ha difeso il figlio. «Ci sono ancora ragazzini che non si piegano ai soprusi – ha postato la mamma – che denunciano, che chiedono giustizia, che mettono a repentaglio la loro tranquillità per un amico. Quel ragazzo ha dimostrato un coraggio, una correttezza, una forza che quei tre messi insieme non avranno mai». Non solo, riferendosi ai tre bulli, la mamma ha anche aggiunto: «Chissà se da ciò che hanno fatto potranno crescere. Lo auguro a loro e alle loro famiglie. Ma tu, figlio mio, hai tanti amici che ti vogliono bene perché sei tu, non per pietà o per fare una buona azione. Sono più gli amici che vogliono ridere con te, di quelli vogliono ridere di te».

 

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