La sinistra ha un nuovo idolo: mister Sarri, il “Che” che lotta per i soldi
Andrea Scanzi, sul Fatto Quotidiano, ne celebra le gesta settimanalmente nella sua rubrica calcistica e solo due giorni fa lo ha paragonato a Che Guevara per le sue doti di leaderismo. Una passione vera, sincera, quella della sinistra politica e giornalistica per Maurizio Sarri, l’allenatore del Napoli che si consente il lusso di sfidare alla pari, con la forza del gioco, perfino la multinazionale dei petro-emiri arabi del Manchester City. Le sue origini napoletane, nel quartiere più rosso della città, Bagnoli, dove il padre lavorava nell’Italsider, fanno di lui un emigrante di ritorno dalla provata fede politica, così come dalle consolidate e rassicuranti letture ben orientate, come quelli di Bukowski, autore caro alla sinistra ma rivendicato (a ragione) anche dalla destra più illuminata. Un allenatore-operario, Sarri, che piace a chi crede ancora che il calcio si possa insegnare con le idee e con le ideologie, anche se sul piano etico anche il mister azzurro non fa difetto di legittimo opportunismo. Dopo esperienze minori nella “rossa” Toscana, Sarri a Napoli ha trovato i primi successi prestigiosi e i primi stipendi importanti.
Sarri, la sinistra e i soldi che non puzzano
“La mia famiglia ha vissuto grandi disagi in questi anni, a causa mia, l’obiettivo del mio prossimo contratto è arricchirmi per farli stare meglio”. Pecunia non olet, i soldi non puzzano. Per quella frase sui soldi – pronunciataal termine dello scorso campionato mister Sarri s’era beccato le critiche del presidente De Laurentiis, che aveva subito pensato a una richiesta economica. E in effetti era così. Il tecnico azzurro – che secondo leggende metropolitane sarebbe stato “rifiutato” da Berlusconi e dal Milano perché comunista – oggi è un classico compagno di lotta e di governo che ama i proletarie la bella vita, senza sentirsi in contraddizione. Un Bertinotti calcistico, niente sigaro tutta sigaretta.