Le reliquie di Giovanni Paolo II. L’appello del parroco: restituitele
“Lanciamo un appello a chi ha commesso questo atto criminoso che ha ferito nel profondo la comunità cristiana di Tignale: sono oggetti che hanno un valore spirituale ed affettivo e non sono facilmente commerciabili, è tutto materiale inventariato e fotografato. Chi ha rubato questi oggetti si faccia uno scrupolo di coscienza e li restituisca, magari anche in forma anonima, facendoli ritrovare”. Questo l’invito di don Giuseppe Mattanza, parroco di Tignale e rettore del santuario di Montecastello, dove sono state portate via le reliquie con il sangue di San Giovanni Paolo II e i frammenti ossei del beato Jerzy Popieluszko. “Dalle prime indagini – riferisce il rettore a InBlu Radio, network delle emittenti radiofoniche della Cei – sembra quasi certo che per poter compiere un furto con questa modalità doveva esserci qualcuno del posto che ha contribuito a far entrare nel santuario e far conoscere il percorso. Chi ha rubato gli oggetti già conosceva il santuario”.
La mattina del 17 ottobre, ricostruisce il parroco “all’apertura del santuario, ci siamo accorti che una delle porte laterali era aperta dall’interno, mentre ogni sera la custode chiude il santuario e diventa difficile poter entrare. È quasi impossibile aprire queste porte, se non dall’interno. Probabilmente qualcuno verso la sera del giorno precedente si era nascosto dentro il santuario e dopo la chiusura ha potuto aprire le porte. I carabinieri hanno individuato che si trattava di più di una persona. Sono stati portati via alcuni oggetti non di grande valore artistico, quanto soprattutto di un grande valore spirituale e affettivo”.