«Pirandello fu veramente fascista»: il mondo della cultura non ha più dubbi
L’adesione al fascismo di Luigi Pirandello, di cui sono in corso le celebrazioni per i 150 anni della nascita (1867-1936) fu sincera, anzi lo sbocco inevitabile del suo pensiero politico: la conferma arriva da uno studio della giornalista e studiosa Ada Fichera, che ricostruisce la vicenda umana e politica e pone fine al lungo dibattito sulle motivazioni che spinsero il grande drammaturgo, accademico d’italia e Premio Nobel della Letteratura a chiedere l’iscrizione al Partito nazionale fascista nel 1924. Questa data è quella significativa: Pirandello proprio all’indomani del delitto del deputato socialista Giacomo Matteotti, ossia nel corso della crisi più grave vissuta dal fascismo, chiese di aderire al Pnf.
Pirandello fascista, un nuovo saggio
Ada Fichera espone compiutamente il percorso di Pirandello nel nuovo saggio “Luigi Pirandello. Una biografia politica”, edito da Polistampa/Universitario con prefazione di Marcello Veneziani. Il testo è frutto di una ricerca su documenti d’archivio inediti, molti dei quali recentemente desecretati dopo oltre settant’anni, tra cui il fascicolo della Segreteria del Duce oggi custodito nell’Archivio Centrale dello Stato a Roma. Dalle carte personali dello scrittore e drammaturgo agrigentino, dalle lettere scambiate con i direttori dei quotidiani del tempo, ma anche dai copioni delle opere teatrali emergono aspetti chiave del pensiero pirandelliano come la coscienza del fallimento degli ideali borghesi, l’idea del potere nelle mani di uno e non di una maggioranza, la tendenza all’azione. «La dimensione politica di Luigi Pirandello – spiega Ada Fichera – è stata sempre ignorata o considerata un episodio occasionale nella sua vita, se non addirittura una scelta opportunistica. Mentre sono innumerevoli le motivazioni letterarie, filosofiche, esistenziali che indussero Pirandello ad aderire al fascismo, e soprattutto a riconoscersi in esso».
Pirandello: il telegramma al Duce
L’adesione sincera di Pirandello al fascismo è stata spesso messa in discussione e si è tentato di mascherarla dietro l’opportunismo. Ma la tesi era stata già smontata in sede accademica. Lo storico Mauro Canali su Rai Storia aveva infatti dichiarato che l’adesione al fascismo del settembre del 1924 è una chiave interpretativa illuminante. «Una adesione che arriva proprio nel momento più critico di Mussolini, che sta cercando di affrontare la crisi Matteotti e le defezioni del fascismo moderato. L’adesione di Pirandello viene resa pubblica attraverso un telegramma pubblicato il 19 settembre del ’24 su “L’impero”, un giornale fascista dell’epoca. Il telegramma dice testualmente: “Eccellenza, sento che per me questo è il momento più propizio per dichiarare una fede nutrita e servita sempre in silenzio. Se l’Eccellenza Vostra mi stima degno di entrare nel Pnf pregerò come massimo onore tenervi il posto del più umile e obbediente gregario. Con devozione intera, Luigi Pirandello”. L’anno seguente Pirandello sottoscriverà anche il “Manifesto degli intellettuali fascisti” di Giovanni Gentile.