Venerdì il convegno del Centro studi Livatino, “Giudici senza limiti?”
Venerdì 20 ottobre 2017, con inizio alle ore 15 (orario consentito di arrivo h 14.45) a Roma, nell’Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari a Via di Campo Marzio n. 78 si terrà l’annuale convegno nazionale del Centro studi Livatino, sul tema “Giudici senza limiti?”
Il dibattito promosso dal Centro studi Livatino
Se una volta il giudice era la “bocca della legge”, oggi viviamo il tempo in cui la bocca del giudice sembra essere diventata essa stessa la legge. Non solo per ricerca di protagonismo, ma per qualcosa di strutturale: per un rovesciamento di prospettiva che fa apparire la legge sempre in ritardo rispetto alla sentenza del giudice, e che quando arriva consacra il dictum giurisprudenziale. E’ un cambiamento che fa parlare di “giuristocrazia” al posto della democrazia: nel porre il problema, questo convegno prova a impostare qualche ipotesi di soluzione.
Dopo l’introduzione di Domenico Airoma, vicepresidente del Centro studi, e il saluto di Vincenzo Geraci, procuratore generale aggiunto alla Corte di Cassazione, si svolgerà la prima sessione, coordinata da Filippo Vari, anch’egli vicepresidente del Centro studi, su Il quadro internazionale: dialogo fra le Corti o Babele del diritto?, con relazioni di Anthony Borg Barthet, giudice alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Francisco Javier Borrego Borrego, già giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo, e di Antonio Mura, sostituto procuratore generale in Cassazione, già presidente del Consiglio consultivo dei Procuratori europei, e con la testimonianza di Luis Alberto Petit Guerra, giudice del Venezuela, già coordinatore per l’area metropolitana di Caracas per la materia civile e per le tutele costituzionali.
La seconda sessione riguarda Il quadro nazionale: attivismo giudiziario, diritto e “diritti”. Col coordinamento di Alfredo Mantovano, vicepresidente del Centro studi, svolgeranno relazioni di Mauro Ronco, Presidente del Centro studi, Renato Balduzzi, componente laico del Consiglio Superiore della Magistratura e (in attesa di conferma) Andrea Orlando, ministro della Giustizia.
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