40 anni da Campo Hobbit: un libro di Comelli sul “Sessantotto di destra”
Quarant’anni dal primo Campo Hobbit: una piccola rivoluzione, il Sessantotto della destra giovanile, il pacifico hobbit che sostituisce nell’immaginario il truce picchiatore in camicia nera. Su tutto questo materiale, che è storia e memoria da attualizzare, ragiona il giornalista del Piccolo Pietro Comelli nel libro Leggete Tolkien, stolti. Campo Hobbit 1977. Quando i giovani di destra fecero il ’68 (Spazio inattuale).
Comelli contestualizza l’organizzazione del Campo inserendolo nel clima inquieto di quel 1977 che vedeva rossi e neri scontrarsi nelle piazze e assisteva alle azioni armi in pugno delle Br: fu un anelito alla ricerca di un nuovo modo di stare insieme, che nasceva dentro il Msi ma veniva guardato con diffidenza dai vertici perché frutto delle idee dei giovani dirigenti di fede rautiana. Il Campo doveva sancire la nascita, almeno nelle aspirazioni dei partecipanti e degli organizzatori, di una “comunità” da contrapporre al culto dell’individuo e alla fede nel collettivo.
Un punto su cui si sofferma anche Luciano Lanna nel saggio introduttivo, dove vengono ripercorsi i riferimenti culturali che nutrirono l’immaginario della nuova tribù tolkieniana che andava nascendo, e che consentirono “l’epifania collettiva di fenomeni nuovi, anche linguistici ed espressivi”. Un contributo di Giovanni Tarantino, infine, approfondisce l’importanza della musica alternativa e delle radio libere a destra come modo per rappresentarsi con il linguaggio del proprio tempo.
L’autore raccoglie le testimonianze di Mario Bortoluzzi, Biagio Cacciola, Umberto Croppi, Daniele Lipera, Fabrizio Marzi Pacini, Stefania Paternò e Flavia Perina e offre al lettore un ricco dossier fotografico sul Campo: sono immagini per lo più scattate da Almerigo Grilz, fotografie che meglio della parola scritta restituiscono il clima e il sentimento dei partecipanti a quell’iniziativa inedita, liberatoria e antinostalgica.