Così Rudyard Kipling con i suoi libri difese l’Impero dalle potenze centrali
Lo scrittore inglese Rudyard Kipling (1865-1936), Premio Nobel per la Letteratura 1907, fu arruolato dai servizi segreti britannici durante la Prima Guerra Mondiale con l’obiettivo di far fare una bella figura all’Impero di Sua Maestà e contrastare le velleità nazionali dell’India. La vicenda è stata portata alla luce dal professore Gajendra Singh, docente dell’Università di Exter, che sta consultando gli archivi storici inglesi che conservano i documenti dei servizi segreti del periodo della Grande Guerra per la stesura del suo prossimo libro Spectres of Violence. La ricerca condotta da Singh ha rivelato “il ruolo straordinario” che l’autore dei romanzi Kim e Il libro della giungla ebbe nella propaganda a favore dell’impero britannico per contenere la minaccia di un’insurrezione tra i soldati indiani che combatterono in Francia. Kipling fu reclutato dall’intelligence britannica per scrivere su riviste americane e “mostrare sotto una luce positiva gli imperialisti inglesi e cercare di minare i nazionalisti indiani”, ha detto Singh in un’intervista al Guardian. In particolare, i circa 14.000 indiani che vivevano negli Stati Uniti stavano diventando una preoccupazione seria per i servizi segreti britannici: inzuppati dell’idealismo pre-bolscevico, molti stavano complottando la rivoluzione e il rovesciamento della colonia di Sua Maestà. Una potente unità dei servizi segreti tedeschi li considerava pedine utili e cercò di manipolarli con propaganda anti-britannica. Kipling fu ingaggiato segretamente per rispondere con i suoi influenti articoli a questa strategia antibritannica.