Dieci anni fa l’omicidio di Gabriele Sandri: il ricordo dei tifosi all’Olimpico (video)
Sono passati dieci anni da quando Gabriele Sandri fu ucciso dall’agente Luigi Spaccarotella, nel piazzale dell’autogrill di Badia al Pino, nei pressi di Arezzo. Nel giorno dell’anniversario, che ricorre oggi, “Gabbo” è stato ricordato da numerose tifoserie, a partire da quelle della Lazio, la sua squadra, e della Roma, che ne hanno omaggiato la memoria con striscioni, coreografie e con l’adesione al sit-in organizzato sotto la Curva Nord dell’Olimpico.
L’omicidio di Gabriele Sandri
Gabriele, che era un dj piuttosto noto nella Capitale, fu ucciso mentre con alcuni amici stava andando in trasferta a Milano, dove la Lazio doveva giocare contro l’Inter. Aveva 26 anni. All’autogrill furono segnalati screzi tra i tifosi della Lazio e della Juve, nulla che avesse avuto strascichi. Ma Spaccarotella, che era dall’altra parte dell’autostrada, ritenne di sparare. Gabriele Sandri fu colpito mentre era seduto in macchina e con i suoi amici si apprestava a ripartire. Morì sul sedile dell’auto, dove rimase a lungo in attesa che finissero gli accertamenti. Inizialmente la questura di Arezzo parlò di «tragico errore» e ci vollero molte ore prima che l’allora capo della Polizia, Antonio Manganelli, dicesse che «la Polizia si assumerà le proprie responsabilità». Manganelli parlò di «una morte assurda, per mano di un poliziotto che era lì non per portare morte e lutto», ma aggiunse anche di dover «constatare, però, come dei sostenitori di due squadre di calcio si siano ancora una volta scontrati in nome di un tifo becero». E fu probabilmente anche grazie (forse soprattutto) alla capacità di reazione e all’ostinazione della famiglia se l’omicidio di Gabriele non è passato alle cronache come il caso di un “tifoso violento ucciso a seguito di scontri”.
Spaccarotella non ha mai chiesto scusa
Al termine di un processo difficile, Spaccarotella è stato condannato a 9 anni e 4 mesi per omicidio volontario. La pena finirà nel 2020, ma l’ex agente di polizia, che è entrato in carcere nel febbraio del 2012, già lavora fuori dal carcere e potrebbe godere della semilibertà prima del tempo. Spaccarotella non ha mai chiesto scusa per la morte di Gabriele. Ma ormai non importa più. «A me – ha detto al Corriere della Sera il fratello di Gabriele, Cristiano – non si deve chiedere scusa come se mi avessero pestato un piede. Il discorso è più complesso e intimo. Si parla di un percorso di pentimento che non c’è mai stato, di una presa di coscienza del gesto che si è compiuto, di quello che ha causato oltre l’uccisione di un ragazzo di 26 anni». Sentimenti condivisi dal padre di Gabriele, Giorgio: «Il perdono lo potevo dare forse prima. Dopo 10 anni evidentemente non c’è stato nessun pentimento, non c’è stato nessun passo avanti da parte di lui, voglio chiamarlo così. E quindi perdonare una persona che non è pentita che senso ha?». «Nei termini tecnici non posso entrare e non posso neanche capirli. Capisco solo che la vita di un ragazzo vale cinque anni di carcere», ha aggiunto il padre, parlando della condanna e, soprattutto, dei tempi di detenzione di Spaccarotella.
Alemanno: «Omaggiamo Gabriele, un ragazzo pulito»
«A dieci anni dalla morte di Gabriele Sandri manifesto ancora la mia solidarietà alla sua famiglia. Ho telefonato questa mattina al padre di Gabriele, siamo sempre stati dalla parte della tifoseria e della famiglia nel lungo calvario dell’inchiesta e del processo. Tutta Roma si inchina alla memoria di un giovane pulito come Gabriele, che ha pagato ingiustamente per la sua passione e per la sua fede», ha fatto sapere Gianni Alemanno, che da sindaco di Roma volle intitolare alla memoria di Gabriele un parco cittadino: il parco Gabriele Sandri, appunto, nel quartiere della Balduina, dove Gabriele viveva e lavorava nel negozio di famiglia.