Fascismo e antifascismo, è il momento di rileggere De Felice e Amendola
Tutto chiaro e tutto risolto nel complesso rapporto tra fascismo ed antifascismo ? La domanda è tutt’altro che superflua. La strumentalità con cui vengono affrontate questioni storiche non secondarie, quali appunto il complesso rapporto tra fascismo ed antifascismo, derubricate ad argomenti di polemica corrente, invitano a riprendere una riflessione storiografica data per scontata, ma, nei fatti, da riconsiderare.
Per molti, opere monumentali, qual è quella defeliciana, sembrano non avere alcuna importanza. Così come ininfluente sembra essere il continuo lavorio interpretativo, segnato da una letteratura, specialistica e non, in continuo aggiornamento. A leggere certe cronache correnti l’impressione è che il tempo sia passato invano: polemiche datate, analisi superficiali, schematismi obsoleti.
Da qui la nostra modesta proposta a guardare con spirito problematico la questione, evitando di ricadere negli errori del passato. Si ritorni allora ai “fondamentali”: allo sforzo sintetico dello storico Renzo De Felice dell’”Intervista sul fascismo” (Laterza, 1975) e alla lettura problematica dell’antifascismo fatta da un dirigente di vertice del Pci, Giorgio Amendola, con “Intervista sull’antifascismo” (Laterza 1976).
Il primo, De Felice, aprì scenari inusuali sulla distinzione fascismo-regime e fascismo-movimento, in esso individuando motivi di rinnovamento sociale, elementi di idealizzazione e modernizzazione e ben delineando la distinzione tra regimi conservatori ed esperienze propriamente fasciste.
Il secondo, Amendola, rilanciò una lettura problematica del fascismo e dell’antifascismo, entrambi immagini speculari di una complessità, insieme ideologica e politica (Amendola si interrogò sulle contaminazioni rivoluzionarie del fascismo, rappresentate dall’anarco-sindacalismo, dall’interventismo rivoluzionario, dal corporativismo, dall’avanguardismo giovanile) non riconosciuta però dalla vulgata antifascista, incapace di fare veramente i conti con la propria storia, “che è – parole di Amendola – storia di un movimento che ebbe, accanto a momenti di alta tensione morale e politica, brusche cadute. Si preferisce ignorare tali limiti e debolezze per mantenere una versione di comodo, retorica e celebrativa, che non risponde alla realtà”.
Si torni veramente – da una parte e dall’altra – a fare i conti con la Storia, con la sua complessità, con le sue luci ed ombre. Fascismo ed antifascismo sono questioni troppo grandi e complesse per ridurle ad oggetti di una contesa ideologica avulsa dalla realtà e fuori dal tempo. Le “affermazioni apodittiche”, la “demonologia”, le “interpretazioni basate su un classismo rozzo ed elementare” – parole di De Felice – rischiano di farci tornare indietro sulla strada della verità storica e dell’integrazione nazionale. Recuperiamo gli abbecedari della Storia e discutiamo seriamente. Dati alla mano. Ne guadagneremo tutti.