Il Signore degli Anelli diventa serie tv e i fan di Tolkien sono già in fibrillazione
Il progetto è ancora allo studio, nella sua fase embrionale, ma gia i fan di J.R.R. Tolkien sono in fibrillazione: il Signore degli anelli, la favola fantasy che ha incantato milioni di lettori e che è stata portata sul grande schermo da Peter Jackson, potrebbe diventare una serie tv per Amazon che ha aperto una trattativa con la Warner Bros e con gli eredi dello scrittore.
Il copioso esercito degli ammiratori dell’opera tolkieniana, che in larga parte ha apprezzato la trasposizione cinematografica, già dibatte sui rischi e i vantaggi dell’operazione. Il primo è quello di imporre all’originale opera di Tolkien i canoni delle serie tv banalizzandola e in qualche modo degradandola al livello di altre saghe, come Il Trono di Spade. Il vantaggio maggiore è quello di rispettare la narrazione meglio di quanto ha potuto fare la trilogia di Peter Jackson perché la serie può seguire da vicino lo svolgimento della complessa vicenda.
Il cast sarebbe ovviamente diverso da quello cinematografico. Di certo si sa solo che Jeff Bezos, il ceo di Amazon, sta trattando personalmente l’affare e che per acquistare i diritti la cifra di cui si vocifera oscilla tra i 200 e i 250 milioni di dollari. La speranza è di trasformare il capolavoro di Tolkien in un affare vantaggioso che rilanci Amazon Video, puntando su un universo narrativo di grande fascino e capace di incantare molti potenziali spettatori.
“Warner e gli eredi di Tolkien – ha scritto un giorno fa il sito Wired.it – stanno considerando da un po’ di tempo l’idea di vendere a una realtà televisiva i diritti per la trasposizione seriale delle vicende di Frodo Baggins e dell’unico anello, ma nella grande competizione che si è create pare che Amazon sia fra i favoriti. L’acquisizione dei diritti de Il Signore degli Anelli sarebbe un colpo grosso per gli Amazon Studios e in particolare per la loro piattaforma di streaming PrimeVideo che in questi anni sta cercando di ritagliarsi il suo spazio nei confronti di competitor come Netflix”.