Ostia, la Colonia fascista ridotta a un bivacco per migranti: «Vanno sgomberati»

2 Nov 2017 12:16 - di Guglielmo Federici

Ostia, la Colonia di Mussolini bivacco per migranti clandestini. Ostia, laddove un edificio storico di epoca fascista può diventare luogo di spaccio e degrado senza che nessuno se ne occupi. E dov’è la notizia? Da tempo il litorale romano è diventato terra di nessuno e  luogo di occupazioni abusive. E’ polemica per l’ultimo sfregio. La Colonia fascista “Vittorio Emanuele III” inugurata nel 1932 dalla regina Elena e ideata nel 1916 da Marcello Piacentini, era uno dei luoghi estivi dove durante il ventennio fascista venivano ospitati i ragazzi nel periodo estivo. La colonia di Ostia fu interessata da diversi ampliamenti, nel corso degli anni, ospitando i malati di tubercolosi. Dal dopoguerra fino al 1983, divenne un collegio per i figli delle famiglie bisognose della Capitale. Ben triste destino trovarla ora nel degrado, con un’intera ala occupata da stranieri e, fino a pochi anni fa, ospitante anche una moschea abusiva dove, in occasione del giorno del Sacrificio, è stata persino sacrificata una capra. Entrarci è problematico, come spiegano gli autori di una reportage sul Giornale.

L’interrogazione di Rampelli

Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia aveva presentato un’interrogazione parlamentare già lo scorso 12 settembre. “Nel corso degli ultimi anni – si legge nel testo – sono stati effettuati numerosi blitz delle forze dell’ordine all’interno della parte dell’edificio dell’ex colonia occupata abusivamente, durante i quali è stata evidenziata una situazione di forte degrado e illegalità, essendo state rinvenute sostanze stupefacenti destinate allo spaccio e ingenti somme di denaro di dubbia provenienza”. Queste le tappe di un nulla di fatto. “In febbraio, il prefetto Domenico Vulpiani, commissario straordinario di Ostia, nel corso di una audizione alla Commissione d’inchiesta parlamentare sulle periferie, aveva espresso la necessità di fare uno sgombero in quanto un’intera ala dell’ex Colonia risultava occupata da “soggetti criminali”. Quindi si arriva ad aprile, quando, in previsione dello sgombero “le forze dell’ordine hanno effettuato un primo censimento degli occupanti ma, da allora, nulla è cambiato”, leggiamo sul Giornale e l’illegalità regna sovrana, mentre ai due lati dell’edificioci sono  un centro anziani, il centro Caritas e dall’altro la grande biblioteca “Elsa Morante” e il teatro del Lido.

Athos De Luca fuori dalla realtà

Domenica si vota per eleggere il  presidente del X Municipio di Roma, dopo due anni di commissariamento. Tutti i candidati concordiano sullo sgombero della Colonia Vittorio Emanuele III, ma litigano sulle modalità e sui tempi:. Queste le forze in campo: “I migranti che vi abitano, finora, hanno goduto dell’appoggio di Don Franco De Donno, l’ex direttore del centro Caritas che ha ottenuto la sospensione “a divinis” per potersi candidare con una sua lista civica”. Solo che il prete chiede che ai migranti ospiti abusivi sia trovata un’alternativa abitativa. La solita storia degli sgombri che porta a un nulla di fatto. Luca Marsella, candidato di Casa Pound, da anni combatte per lo sgombero dei migranti dall’edificio e, in caso di vittoria, promette di attuarlo entro 15 giorni dalla sua elezione. Spiega Marsella che “soltanto sette famiglie  necessitano dell’assistenza alloggiativa da parte del Comune. Tutti gli altri migranti, se clandestini, devono essere espulsi e la struttura deve tornare ai romani come sede dell’Università del mare”. Un progetto molto simile lo ritroviamo anche nel programma di Monica Picca, la candidata del centrodestra, che ci ha parlato della “Casa del mare”. La grillina Giuliana De Pillo propone di usare  quell’ala dell’edificio come sede degli uffici del Municipio che, attualmente, sono dislocati in vari punti di Ostia”. Appare invece impreparato e stralunato, fuori dalla realtà il candidato del Pd, Athos De Luca, che addirittura credeva che quella fosse la sede di Casa Pound. Bel viatico…

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