Stupro di Roma, tra i rom c’è chi difende il Sinto: «Le 14enni se la sono cercata»
Nel campo nomadi di via di Salone, a Roma, ci vivono circa seicento persone. Alcune sono censite, altre sfuggono ai controlli. In un reportage il Giornale racconta la reazione dei nomadi all’arresto dei due rom accusati di aver stuprato le due ragazzine quattordicenni. C’è chi condanna. Ma c’è anche chi difende Alessio il Sinto, che abitava lì. Tra le roulotte alcuni se la prendono con le adolescenti: «Le ragazze? Se la sono cercata, li hanno provocati». Una ragazzina racconta la sua versione dei fatti: «Queste ragazze hanno detto bugie, Mario non stava mai a casa, lavorava tutto il giorno nei mercatini con sua madre, perché non hanno denunciato subito la violenza? Perché hanno fatto passare così tanto tempo?».
Stupro a Roma, nel campo c’è chi difende i due rom
Ognuno vuole dire la sua, si legge ancora sul Giornale. «Stuprano a mezzogiorno due ragazze in un prato e nessuno li vede? Ma di cosa stiamo parlando?», obietta un uomo. «Dov’erano i genitori di queste ragazze? Le hanno lasciate uscire liberamente di notte, anche loro hanno delle responsabilità», attacca una donna romena. La discussione inizia a farsi sempre più animata. «Ovviamente, come si dice, chi cerca trova», si intromette un altro ragazzo, «si conoscevano, sono usciti e alla fine è andata come è andata, ma non è che ora possiamo prendere gli zingari uno ad uno e bruciarli vivi, loro hanno sbagliato e adesso stanno pagando, sempre che abbiano sbagliato». Ovvero? chiede la giornalista del Giornale: «Le ragazze hanno voluto la bici? Ora pagano le conseguenze, perché non è che le hanno prese e le hanno violentate così. Loro sapevano che erano zingari, che sono come sono, sono usciti insieme una volta, due, tre, poi alla fine li hanno provocati ed hanno fatto quel che hanno fatto, è così che funziona».