9 dicembre 1973: quell’occasione perduta per l’Irlanda del Nord
Il fallimento degli accordi di Sunningdale pesano sulle vicende attuali
Non vi saranno frontiere rigide tra le due Irlande. Così è stato sancito nei recenti accordi per la Brexit, risolvendo uno dei punti più spinosi all’ordine del giorno, che per mesi ha tenuto con il fiato sospeso i repubblicani che lottano per l’Irlanda unita, i quali temevano di essere allontanati ancor più di quanto non lo siano ora dall’Unione Europea. E’ una fake news quanto si legge da più parti circa il timore, più o meno dello stesso spessore, anche da parte degli unionisti per il possibile ritorno dell’Irlanda del Nord sotto l’egida di Dublino. Tale ipotesi non è stata presa mai seriamente in considerazione da nessuno.
Al di là dei sospiri di sollievo che traspaiono unanimi, vi è poco da stare allegri: i problemi restano ed è difficile prevedere gli sviluppi futuri. Oggi ricorre l’anniversario di un momento storico, purtroppo naufragato nel peggiore dei modi grazie alla colpevole complicità di Londra che, come Hagen con Sigfrido, un attimo dopo aver pronunciato parole di amicizia, pugnalava alla schiena.
Nella piccola cittadina di Sunningdale, 38 km a Ovest di Londra, il 9 dicembre 1973 si riunirono i rappresentanti del Governo Inglese e dell’Irlanda del Nord per sottoscrivere un accordo, passato alla storia come “Sunningdale Agreement”, che avrebbe gettato le basi per un futuro di pace e, soprattutto, di possibile riunificazione dell’Irlanda, come chiaramente espresso dall’articolo 5 del Trattato:
“Il Governo Irlandese ha pienamente accettato e solennemente dichiarato che non vi sarebbe stato alcun cambiamento nello status dell’Irlanda del Nord fino a quando la maggioranza del popolo dell’Irlanda del Nord non avesse desiderato un cambiamento di tale status. Il Governo Britannico ha dichiarato solennemente che la sua politica è sempre stata quella di sostenere la volontà della maggioranza del popolo dell’Irlanda del Nord e tale sarebbe rimasta. Attualmente l’Irlanda del Nord è parte del Regno Unito. Se in futuro la maggioranza del popolo dell’Irlanda del Nord dovesse esprimere il desiderio di diventare parte di una Irlanda unita, il Governo Britannico sosterrebbe tale desiderio”.
Il trattato fu osteggiato dagli Unionisti dell’Irlanda del Nord, senza che l’Inghilterra muovesse un dito per impedire l’azione disfattista.
Detenendo il controllo dei principali servizi pubblici, a cominciare dalla fornitura dell’energia elettrica, nel maggio del 1974 misero in ginocchio tutto il territorio con un prolungato sciopero che determinò le dimissioni di Brian Faulkner, Primo Ministro Nord Irlandese. Il trattato decadde e riprese la battaglia tra le due fazioni. Una terra martoriata perse l’unica occasione seria, per riconciliarsi con se stessa, dopo gli accordi del 1921.
Oggi la situazione è resa ancora più grave dalla mancanza di un governo a causa della prolungata crisi politica. Le elezioni di marzo scorso sono state vinte dal Partito Democratico Unionista, nonostante la perdita di dieci seggi e la forte avanzata del Sinn Féin, lo storico partito guidato dal sanguigno Gerry Adams, che
persegue il sogno di “A Nation Once Again”. Un chiaro segnale che il sentimento di ricongiunzione con l’Eire sta riconquistando vigore, nonostante l’ineluttabile processo di omologazione che lo ha deteriorato negli ultimi decenni, soprattutto tra i giovani, che hanno altre priorità e in maggioranza sono immuni dai fremiti ideali dei loro genitori e nonni, pronti a rischiare la vita e la galera nella secolare lotta contro gli occupanti. Tutto ciò avvantaggia gli unionisti, che potranno contare, a partire dal prossimo anno, anche sull’assenza del loro rivale più autorevole. Gerry Adams, infatti, dopo 34 anni di indiscussa leadership, ha deciso di ritirarsi a vita privata e di lasciare la guida del Sinn Féin. Non sarà facile sostituire un uomo con il suo carisma, ultimo esponente di quella generazione di “combattenti” che ha guadagnato un posto nella Storia grazie alla militanza nell’Irish Republican Army.
Tutto sarebbe stato diverso se non fossero naufragati gli accordi di Sunningdale e se le ultime elezioni fossero state vinte dal Sinn Féin. La storia, però, non si scrive con i “se” e pertanto nuove minacciose nubi si addensano sul cielo della parte nordica dell’Isola verde. Se scaricheranno soltanto pioggia, lo vedremo nei prossimi mesi.