
Nuove droghe: web, porno e cellulari bruciano il cervello dei giovani
Cronaca - di Redazione - 12 Dicembre 2017 alle 19:03
Cervelli in fumo, colpa di smartphone e Internet. Ne è convinto Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze e salute mentale dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano, che accende i riflettori su minacce vecchie e nuove che stanno mettendo sotto attacco il cervello degli adolescenti. Proprio a questa fase della vita è dedicato il libro “‘Quando tutto cambia. La salute psichica in adolescenza” (Pacini Editore), scritto dall’esperto insieme allo psichiatra Gianni Migliarese (Fbf) e presentato oggi nel capoluogo lombardo. Un viaggio che guarda al futuro, al mondo nuovo con cui giovani nati con la tecnologia come compagna di culla devono fare i conti. Sotto accusa finisce in particolare l”insonnia tecnologica’ che sta mettendo a rischio lo sviluppo cerebrale degli adulti di domani, e le nuove dipendenze più impalpabili di quelle da sostanze che pure continuano in forma sempre nuova a minacciare i teenager. La nuova droga ‘invisibile’ ha mille fonti: “Internet, smartphone, gambling, social network, pornografia, videogiochi online e non”, elenca Mencacci. Come tante sono le forme di questa dipendenza crescente dalla tecnologia. “Alcune sono diventate famose: nomofobia (paura di rimanere sconnessi), Fomo (paura di essere tagliati fuori dai social), ringxiety (ansia da smarphone), textiety (ansia da messaggio), vamping (ore notturne trascorse sui social media)”.
I ragazzi vivono in bilico fra stimoli evolutivi e tossici. La tecnologia ha un ruolo cruciale in questo. “Siamo tutti collegati, informati, sapienti, ma apprendere più notizie non è conoscere. Vediamo anche giovani genitori che imparano dal web a fare i genitori. Si è interrotta la catena di trasmissione generazionale, la capacità di essere spontanei nel comunicare le informazioni, le relazioni sociali”. Il ruolo della famiglia è invece fondamentale per gli adolescenti, ammonisce lo psichiatra: “Devono riuscire a conoscere il loro mondo e i rischi a cui sono esposti e non sono sostituibili, questo demandare a istituzioni e situazioni esterne non funziona. Ma se il genitore stesso non ha superato la sua adolescenza, quando figlio la attraverserà non ce la farà. C’è una crisi generazionale in corso”.
di Redazione