La Francia di Macron vuole censurare Céline. E non è una bella notizia…
Non è mai una buona notizia leggere di censure a libri, anche se vengono giudicati inopportuni e ormai fuori dallo spirito del tempo. E non è piacevole soprattutto se si tratta di opere di un grande scrittore come, indubitabilmente, è stato Louis Ferdinand Céline (1894-1861).
Un nome che non ha mai finito di suscitare polemiche e che ancora fa paura: si discute infatti in Francia per l’annunciata ristampa dei libri antisemiti dello scrittore annunciata da Gallimard. Il governo francese ha mandato una lettera, tramite l’ufficio che si occupa della lotta al razzismo, per chiedere chiarimenti all’editore; il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia ha criticato l’operazione editoriale perché rimettere in circolazione “testi vergognosi” rischia di “alimentare ancora di più i rigurgiti di l’antisemitismo”.
Il prestigioso editore parigino, in accordo con la vedova dell’autore, Lucette Destouches, 105 anni, nel maggio 2018 pubblicherà in un unico volume dal titolo Écrits polemiques (Scritti polemici) i tre famigerati pamphlet: “Bagatelle per un massacro” (1937); “La scuola dei cadaveri” (1938); “La bella rogna” (1941). In vita, dopo la fine della guerra Céline si era sempre opposto alla ristampa di questi libri. La vedova sembra, tuttavia, aver deciso diversamente dal marito, giudicando l’apparato critico e la prefazione di Pierre Assouline, massimo studioso dell’autore ‘maledetto’, garanzie per la nuova edizione.
Gallimard riprenderà l’edizione critica degli scritti antisemiti di Céline pubblicata in Canada 2012 dalle Éditions 8, curata da Régis Tettamanzi, che comprende i tre pamphlet, e altri due testi polemici, “Mea Culpa” e “À l’agité du bocal” indirizzato allo scrittore e filosofo francese Jean-Paul Sartre. L’edizione canadese contiene circa 400 pagine di note.
Céline (vero nome Louis Ferdinand Auguste Destouches) proveniva dalla piccolissima borghesia di provincia: il padre era un modesto impiegato, la madre una merlettaia. Ragazzino precoce, abituato ad arrangiarsi, autodidatta, a Parigi lavora come fattorino. Di notte se la spassa al cinema («la mia materia preferita, perpetuamente»). Allo scoppio della Grande Guerra si becca una ferita al timpano nella Fiandra occidentale e una medaglia al valore. Trasferito a Londra, ha una relazione con l’entreneuse Suzanne Germane Nebout, sposata nel 1916. Ma fu «un errore di gioventù». Segue un soggiorno nelle colonie francesi dell’Africa, dove è divorato dall’enterite cronica. Tornato a Parigi, si appassiona di medicina, convinto che «il pensiero medico, così bello, così generoso, sia l’unico pensiero veramente umano che forse esista al mondo». Consegue la laurea a Rennes, nel 1923, con una tesi intitolata “Vita e opere di Philippe Ignace Semmelweis”. Nel frattempo ha sposato Edith Follet, da cui si separa nel 1925. Eccolo quindi in missione, per conto della Società delle Nazioni, a Cuba e negli Stati Uniti e poi a convivere con la danzatrice Elizabeth a Montmartre, dove finisce di scrivere il suo Viaggio al termine della notte («quattro ore di fatica al giorno per cinque anni…») pubblicato nel 1932 e accolto dai metaforici applausi di Jünger, Sartre, Bataille, Miller. Dopo Elizabeth arriverà un’altra ballerina, Lucette, che gli resterà accanto fino alla fine.
Nel 1945 finita la seconda guerra mondiale l’accusa di antisemitismo e collaborazionismo gli valsero l’esilio dalla Francia. Troverà alloggio in Danimarca dove resterà fino al 1951. Quando esce lo scritto di Sartre che lo accusa di antisemitismo, Céline si trova in carcere accusato di collaborazionismo e reagisce con una prosa livida: «Ah lurida piattola schifosa, cosa ha osato scrivere? Piccola satanica schifenzia piena di merda, cosa non s’inventerebbe, il mostro, perché mi si assassini!». Nel 1936 soggiorna nella Russia post rivoluzionaria e ne trae un sovrano disgusto per il comunismo realizzato, che gli ispira il libro Mea culpa, e la conclusione di essere «totalmente anarchico». Allo scoppio della guerra, le illusioni pacifiste di Céline si infrangono su uno scenario di fumo, morte e disperazione. Radio Londra lo bolla come collaboratore dei nazisti, ma le SS lo giudicano un idolo della stampa ebraica e di sinistra.
In Germania le sue opere sono proibite anche se sul suo Bagatelle per un massacro si accaniscono tutte le specie di avvoltoi. Scomoda posizione quella dello scrittore anarchico: per lui se il bolscevismo è la peste, il nazionalsocialismo è il colera. Quando in Europa tutto crolla è esule in Danimarca: «Sono povero, non ho più niente, mi hanno predato tutto, le decorazioni, le pensioni da mutilato, i diplomi di medico, i libri, tutto…». Arrestato per collaborazionismo, trascorre 14 mesi nel carcere di Vesterfangsel.
Tornato in libertà nel 1947, lo troviamo medico a Meudon, nel tempo libero cura i suoi cani e i suoi gatti. Dai suoi pazienti, sporchi e afflitti, non prende denaro. Continua a scrivere: nella sua scrittura libera è il succo della sua dignità. «Orgoglioso come 36 pavoni, non traverserei la strada per raccogliere un milione caduto nel fango…». Disprezza i giochi del parlamentarismo, dove si trovano a loro agio le «cacature d’eunuchi».
La moglie racconta così i suoi ultimi giorni: «Girava vestito con una palandrana tenuta su con una corda, era una specie di pulcinella che metteva, perché negarlo, un po’ paura. Ormai quasi non mangiava più. Saltava a piè pari pranzi e cene; aveva solo una grande passione per i croissant… scriveva nelle poche ore mattutine in cui non lo affliggevano le emicranie sempre più forti».
L’ultima opera, Rigodon, finisce con la visione apocalittica della Francia «ridotta a una Bisanzio invasa da turchi o a un mondo di ombre percorso dalle dilaganti moltitudini di cinesi famelici…». Profezie. Pessimismo su come l’uomo è ridotto e attesa per un possibile riscatto: «C’è ben poca leggerezza nell’uomo. È pesante, no? Ora poi è straordinario nella sua pesantezza… A partire dalle automobili… l’alcol, l’ambizione, la politica, lo rendono pesante… Tutto quello che fa è estremamente pesante… Vedremo forse un giorno la rivolta dello spirito contro il peso… Ma non è per domani…».