Golden Globe, vince l’ipocrisia: star in nero. Come il cartello che recita: «Tutti sapevamo» (Video)
I Golden Globes di quest’anno, il primo dell’era post Weinstein, hanno fatto chiaramente capire l’aria che tira: e non solo in materia di premi, premiati e premiandi – come ogni anno, anche quest’edizione della kermesse agonistica ha dato ufficialmente il via alla stagione dei riconoscimenti che si concluderà a inizio marzo con l’assegnazione degli Oscar – ma per il clima, teso, guardingo, ma anche da sopravvissuti del giorno dopo, che ha marcato ogni sguardo tra divi in sala, siglato ogni sorriso a favore di paparazzo, sottolineato ogni parola concessa a stampa e tv. E un’onda nera ha invaso il tappeto rosso, con tutto il suo potenziale coreografico e di ipocrisia politically correct.
Golden Globe, tutte in nero sul red carpet
Dunque, tutte in nero: da Oprah Winfrey a Reese Witherspoon: le donne di Hollywood hanno alzato la voce contro le molestie sessuali Los Angeles. In alcuni casi, qualcuna di loro accusata nelle scorse settimane di sapere, e di aver nonostante tutto taciuto, ha tirato fuori la voce. Per la prima volta., Per la prima, vera volta. Troppo impegnate a denunciare scandaletti telefonici che – a detta loro – avrebbero coinvolto l’odiato nemico numero uno, (il presidente Trump), hanno trascurato di rendere noto e di portare in piazza quanto accadeva negli alberghi a 5 stelle e sui divanetti dei potenti di Hollywood. Tutti troppo presi a puntare il dito contro le dichiarazioni sessiste attribuite all’inquilino della Casa Bianca per denunciare molestie e presunti stupri subiti nella privacy di suite o nella solitudine omertosa di studios, stanze e stanzette della Babilonia hollywoodiana. Eppure tutte solennemente solerti nel rispondere all’appello della mise in black contro gli abusi perpetrati da orchi alla Weinstein o da divi di prim’ordine pronti ad abbassarsi al rango di gaglioffi di seconda mano, e vestire le griffatissime vesti di prefiche addolorate e partecipi per la ferita inflitta al sistema. «And the Golden Globe goes to… l’ipocrisia al potere».
Hollywood, l’ipocrisia al potere negli studios e sul palco
Ipocrisia al potere negli studios come sul palco gremito di stelle di ieri sera, tutte assorte dai pistolotti moraleggianti declamati dalla ribalta dalle dive che si sono passate il testimone sul palco: da Oprah Winfrey a Laura Dern – che hanno avuto al centro dei loro interventi il tema della violenza e della imprescindibilità di ribellarsi al silenzio – fino alle sceneggiature delle storie vincitrici, sia per piccolo che grande schermo, tutte incentrate sul tema e nell’ottica della femminilità. Tanto che, decisamente a sorpresa sul favorito – La forma dell’acqua di Del Toro – che ha comunque portato a casa il premio per la miglior regia, ha prevalso il film drammatico Tre manifesti a Ebbing, Missouri con una indiscutibilmente grande Frances McDormand, premiata come miglior attrice drammatica. E ancora: se il riconoscimento per la miglior commedia è andato a un film tutto al femminile come Ladybird – diretto dalla regista Greta Gerwig, con la giovane Saoirse Ronan protagonista e vincente – l’hashtag #whywewearblack è stato il vero tema trionfante della serata. Con buona pace di stelle e starlette, astri nascenti e maestri di sempre, del firmamento hollywoodiano, oscurato dalla nube Weinstein.