In tv l’atroce confessione del fidanzato di Noemi: “L’ho uccisa a sassate”

13 Gen 2018 19:15 - di Redazione

Una confessione choc, atroce quanto dettagliata. Prima la coltellata in testa poi le sassate. Così è stata uccisa Noemi Durini, la 16enne di Specchia brutalizzata nelle campagne di Castrignano, vicino a Lecce, lo scorso settembre. A raccontarla con freddezza e distacco Lucio Marzo, il fidanzato della ragazza e autore del delitto nel corso dell’interrogatorio trasmesso ieri sera da Quarto Grado. Alla base dell’omicidio, ricostruisce il 17enne davanti agli inquirenti, l’insistenza di Noemi che lo avrebbe aggredito all’ennesimo rifiuto del ragazzo di uccidere i suoi genitori: “Ho saputo che Noemi Durini insieme a Fausto Nicolì aveva deciso di prendere una pistola – dice Lucio -, volevano togliere di mezzo mio padre e mia madre in modo tale che io dovevo vivere la vita normalissima con Noemi. Però io gli ho spiegato a Noemi che se ci teneva a me, visto che io ci tengo ai miei genitori, non voglio ammazzare i miei genitori, gli avevo detto di aspettare che io facevo 18 anni e ce ne andavamo per i fatti nostri”.

Una richiesta cui, nelle parole di Lucio, Noemi non vuole arrendersi: “Quella notte ci siamo incontrati perché lei ha detto ‘Vienimi a prendere così andiamo e ammazziamo i genitori tuoi’. Mi aveva fatto quasi del tutto il lavaggio del cervello, perché io ero attratto da lei, ero innamorato di lei, non volevo perderla. Io non volevo – aggiunge – io volevo farla ragionare. Al che non ho preso la strada di casa mia”.

Lucio devia il percorso e i due ragazzi hanno da prima una lite furibonda, con Noemi che tira fuori un coltello da cucina – “Lei aveva il coltello in mano, come se mi minacciava anche a me: ‘dobbiamo andare ad ammazzarli'” – e poi un rapporto sessuale nelle campagne circostanti. Un momento di serenità, e la situazione precipita: “Siamo scesi dalla macchina, lei ha cominciato ha gridare ‘No, noi dobbiamo ammazzarli, noi dobbiamo ammazzarli’, e come ha fatto nel passato, che prendeva comando su di me, ha cominciato a spingermi e a graffiarmi, a fare cose così e io da là non ci ho visto più”.

Nel racconto senza emozioni di Lucio, gli ultimi istanti di vita di Noemi sono agghiaccianti: “E’ successo che sono andato di dietro e le ho infilzato il coltello in testa – mima il gesto il 17enne -, e poi con delle pietre le ho frantumato la testa. L’ho lasciata stesa e ho meso delle pietre sopra solo. Sopra di lei. Però in quel momento non capivo niente. So di averla colpita alla nuca – dice ancora -, ma non so in quale punto… Poi si è spezzata la lama dentro, io mi sono ritrovato il manico in mano e me lo sono messo in tasca. L’ho colpita con la pietra un paio di volte”.

Il ragazzo a questo punto nasconde il cadavere e scappa: “L’ho trascinata dove ho visto che c’era un muretto crollato, l’ho messa di fianco, le pietre le ho prese e l’ho coperta. Ero talmente agitato che sono corso in macchina. Non mi ricordo neanche il luogo dov’era Castrignano talmente tanto che ero agitato. Tremavo così… mi sono fatto una sigaretta, mi sono tolto la maglietta. Ero in aperta campagna, non stavo nel paese, mi sono tolto la maglietta, ho messo il manico dentro, ne ho fatto una palla, ho fatto una buca nella terra, ho messo dentro e ho chiuso”.

Il corpo di Noemi sarà ritrovato solo 10 giorni dopo, quando Lucio ammetterà le sue responsabilità e condurrà gli inquirenti sul luogo del delitto.

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