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Nuova giravolta a Cinquestelle: le Coop non sono più la «peste rossa»

Nuova giravolta a Cinquestelle: le Coop non sono più la «peste rossa»

Home livello 2 - di Valerio Falerni - 27 Gennaio 2018 alle 14:23

La «Coop sei tu» dice la pubblicità e Giggino Di Maio, aspirante premier in nome e per conto della Casaleggio & Associati, vuol vedere se è vero. E così, con l’anima del consumatore coscienzioso e con l’occhio fisso sulla scadenza elettorale, ha deciso di “buttarsi a sinistra” e non tanto in omaggio all’indimenticabile Totò, suo conterraneo, quanto in considerazione di quel che la cooperazione rossa rappresenta in termini di voti.

Di Maio incontra i vertici delle Coop rosse

Detto fatto. Il nuovo capo politico del M5S ha incontrato gli esponenti delle Coop dell’agroalimentare emiliano-romagnolo, in pratica il cuore del sistema del potere “rosso”, anzi della «ditta» – per dirla alla Bersani-maniera – potentissima e ramificata in ogni comparto produttivo e sociale italiano. Sembrano davvero lontani i tempi in cui Beppe Grillo, bollava come «peste rossa» l’apparato imprendiorial-cooperativistico legato prima al Pci, poi al Pds, quindi ai Ds ed ora al Pd. Lo stesso Di Maio, in piena Mafia Capitale, usò parole di fuoco all’indirizzo del colosso rosso sostenendo che «per fermare l’ennesima Tangentopoli occorre mettere le mani nelle coop».

Ai tempi di Mafia Capitale parlò di nuova Tangentopoli

Altri tempi. È presto per dire se i Cinquestelle siano nel frattempo passati dal Vaffa all’Arraffa, ma è un dato acquisito che persino Grillo abbia sentito il bisogno di marcare la distanza dai suoi per ritrovare la “purezza” delle origini. È la realpolitik, bellezza, verrebbe ora da rinfacciare a chi pretendeva di spacciarsi come il nemico giurato di ogni potere organizzato fosse esso politico, economico, imprenditoriale o finanziario. E ora eccoli qua con Di Maio che va a baciare la pantofola a Mauro Lusetti , che della Lega delle Coop è il presidente nazionale, e a stringere le mani di Maurizio Gardinipatròn di Alleanza cooperativa e di Gianpiero Calzolari, boss di Granarolo e presidente di BolognaFiere. È un’inversione a “u” che lo stesso Di Maio sente il bisogno di giustificare: «Le coop sono importantissime – ha detto -. Stanno inserendo nei propri codici etici il divieto di finanziamento alle forze politiche». Capito? La «peste rossa» non c’è più. Parola di Giggino.

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27 Gennaio 2018 alle 14:23