Il fascismo sociale: il pensiero di Angelo Tarchi a 44 anni dalla morte
Angelo Tarchi è uno degli estensori del Manifesto di Verona, nel quale venivano elencati i diciotto punti programmatici della Repubblica Sociale Italiana. Alla stesura del testo, ispirato e riveduto da Benito Mussolini, parteciparono anche Alessandro Pavolini e Nicola Bombacci. Fu anche deputato del Regno nonché della Repubblica italiana col Msi, e ministro della Repubblica Sociale Italiana. Angelo Tarchi nacque il 5 febbraio 1897 a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze. Da studente, convinto interventista nella Grande Guerra, aderì ai Fasci Rivoluzionari di Azione Interventista e partì come volontario nel 1915. Neanche ventenne, diventa capitano degli Arditi. Nella 2. G.M. Ferito, ricevette una decorazione. Tornato dalla guerra, riprende gli studi e nel 1920 si laurea in Chimica a Firenze. Successivamente lavora nel Corpo delle Miniere, nel Consiglio superiore di Sanità, alla Delegazione del Lavoro a Ginevra, e in numerosi comitati tecnici governativi. Nel 1934 viene eletto alla Camera e nel 1039 diventa esponente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Nel 1941 gli è affidato il compito di Ispettore del Partito nazionale fascista. Nell’agosto 1943 riprende le armi e con il grado di Tenente Colonnello combatte in Albania. Successivamente, riceve il comando di un battaglione della Divisione costiera ubicata a Castiglione della Pescaia: dopo l’8 settembre la scioglie al grido di “Viva l’Italia”, aderendo immediatamente alla Rsi, dove il ministro delle Finanze Domenico Pellegrini Giampietro gli affida i Consorzi di Credito per le Opere Pubbliche e per le Opere di Pubblica Utilità e l’Istituto Mobiliare Italiano, l’Imi.