«Ma che c… stai facendo?». L’urlo di Noemi all’assassino che la seppelliva viva

16 Feb 2018 11:44 - di Redazione
Sarà la consulenza legale a chiarire se Noemi Durini, 15 anni, quando fu sepolta sotto un cumulo di pietre fosse ancora viva. «L.M. conferma che Noemi fosse caduta. E, nuovamente, dichiara che mentre poneva le pietre sopra alla ragazza, lei dicesse: Che c… stai facendo?». Come ricostruisce il Messaggero, è un passaggio della consulenza sulle capacità di intendere e di volere di L.M., di Alessano, da poco 18enne, quando alle prime luci dell’alba del 3 settembre dell’anno sorso uccise la fidanzata Noemi Durini, 15 anni, di Specchia. Omicidio confessato dieci giorni dopo e ritrattato nella lettera consegnata il 3 gennaio alla polizia penitenziaria. Quel passaggio della perizia della psicologa-psicoterapeuta Maria Grazia Felline e dello psichiatra-psicoterapeuta Alessandro Zaffarano sollevano un interrogativo a cui darà risposta la consulenza medico legale del dottore Roberto Vaglio. Il dubbio, scrive il Messaggero, lo hanno posto le risposte date da L.M. durante gli incontri avuti con gli esperti nominati dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni, Ada Colluto.

Omicidio di Noemi Durini, la perizia

Ecco il passaggio, riporta ancora il Messaggero, che mette in conto la possibilità che Noemi fosse viva, prima di finire sepolta sotto il cumulo di pietre. I consulenti: «Perché le mettevi le pietre sopra?». L.M.: «Per nasconderla». I consulenti: «Ma se lei era viva, cosa dovevi nascondere?». L.M. non risponde. È disorientato perché – il commento degli esperti – il confronto ha preso una piega diversa da quella che aveva in mente. Perché la prima cosa che ha chiesto durante i colloqui con i consulenti del Tribunale per i minorenni, è stata di leggere la lettera che poi consegnerà alla polizia penitenziaria. Ne parla per dire di come e quando sarebbe intervenuto il comune amico di 49 anni, dopo aver colpito la fidanzata. E ribadisce, L.M., che Noemi era ancora viva: «Quando sono andato via io, Noemi era viva». Consulenti: «Come fai a saperlo?». L.M.: «Lo so…diceva “che cogl… che cogl”, diceva. “Che mi hai fatto, che mi hai fatto”. Perché con un colpo qua non è che muori». Cioè, chiarirà di lì a poco, con il colpo alla testa con un coltello. Quella punta di coltello trovata poi durante l’autopsia. Fa un commento, L.M., invece di rispondere alla domanda perché la ricoprì di pietre se Noemi era ancora viva: «Qui esce fuori che io la picchiavo ogni giorno. Ero schiavo della situazione, forse non ci siamo capiti. Non pensavo mai che succedesse questo».

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