Martina morì cadendo (spinta?) da un balcone: Verdone tra i testimoni. Fece come Magda?

16 Feb 2018 16:50 - di Monica Pucci

Citato come testimone dalla difesa nel processo per la morte di Martina Rossi, la studentessa volata dal sesto piano di un albergo a Palma di Maiorca il 3 agosto 2011. Ha del surreale quanto sta capitando a Carlo Verdone che entra suo malgrado nella tragica storia della ventenne, ancora tutta da chiarire per la giustizia italiana, chiamato in causa dall’avvocato di uno dei due imputati, il 25enne Alessandro Albertoni, che dovrà rispondere del reato di morte in conseguenza di tentata violenza sessuale. A darne notizia è ‘Chi l’ha visto?’, che in un servizio ha mostrato in esclusiva il documento nel quale l’attore e regista romano è chiamato a testimoniare dal difensore.

Ancor più singolare quanto assurda la motivazione: Verdone, secondo l’avvocato dell’imputato, dovrebbe deporre “affinché, nella qualità di scrittore/produttore e scenografo/sceneggiatore del Film “Bianco, rosso e verdone” riferisca sui fatti e sulle circostanze di cui al capo d’imputazione ed in particolare circa le ricerche svolte per ricostruire fedelmente la scena del suicidio del personaggio di Magda“. Tolto l’errore cinefilo – non è infatti il personaggio di Magda in ‘Bianco, rosso e Verdone’ a suicidarsi gettandosi da una stanza d’albergo, ma quello di Fosca assillata dal neo sposo Raniero Cotti Borroni in ‘Viaggi di Nozze’ -, rimane il mistero sul reale apporto che un regista di commedie possa dare al processo. Un mistero anche per Carlo Verdone, che attraverso il suo avvocato contattato dalla trasmissione si è detto “stupito”.

LA MORTE DI MARTINA – Alle 6 del mattino del 3 agosto 2011 Martina, studentessa ventenne di Imperia arrivata due giorni prima a Palma di Maiorca per una vacanza con due amiche di Genova, viene trovata morta nella vasca ornamentale davanti all’Hotel Santa Ana di Cala Mayor, dopo un volo di sei piani. La ragazza, si scoprirà poco più tardi, è precipitata dal balcone della stanza 609: non la sua, ma quella di due 20enni di Castiglion Fibocchi (Arezzo), Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, conosciuti la notte prima in discoteca. Secondo la ricostruzione di Alessandro, Martina lo avrebbe aggredito all’improvviso gridando “tu mi vuoi uccidere” e lo avrebbe quindi graffiato sul collo per poi uscire in balcone e buttarsi nel vuoto.

IL PROCESSO – Archiviato frettolosamente dalla giustizia spagnola come incidente o suicidio, il caso di Martina è stato riaperto dagli inquirenti italiani che hanno rinviato a giudizio i due giovani per il reato di morte in conseguenza di tentata violenza sessuale. Per l’accusa, la ventenne di Genova cadde infatti dal balcone dell’hotel Sant’Ana nel tentativo di sfuggire allo stupro da parte dei due giovani indagati mentre cercava di scavalcare da un balcone all’altro. Per le difese dei due giovani la morte di Martina sarebbe invece un suicidio, e per questo era stata chiesta l’archiviazione. Il 13 febbraio scorso si è tenuta la prima udienza. Ora il colpo di scena con la citazione di Carlo Verdone.

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