Il centrodestra dice sì a Mattarella: «Siamo responsabili, ma senza inciuci»

8 Mar 2018 19:36 - di Redazione

Il centrodestra non molla. Ed è pronto a giocarsi la partita per un governo, magari di minoranza, sull’esempio dell’esecutivo Andreotti III del ’76, che la spuntò a palazzo Chigi grazie all’astensione del partito comunista e dei socialisti. Così nel giorno dell’appello alla responsabilità lanciato dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, sia Matteo Salvini sia Silvio Berlusconi hanno ribadito che la coalizione è pronta e sono tornati a farsi avanti per ottenere un incarico dal Colle, dove la coalizione si presenterà compatta e guidata dai capigruppo uscenti dei tre partiti o dagli stessi leader: Salvini, Berlusconi e Giorgia Meloni.

«Gli interessi del Paese prima dei calcoli politici»

«Non staremo certo alla finestra, ha ragione il presidente Mattarella, gli interessi del Paese e degli italiani vengono prima di qualsiasi altro calcolo politico», ha sottolineato Salvini, che ha escluso inciuci, ovvero «accordi organici» con Pd, M5S e Leu, e si prepara a chiedere il sostegno in Parlamento alle altre forze politiche su «alcuni punti del programma». Nessuno si nasconde che il sentiero è strettissimo, sia per i numeri incerti sia per la scarsa praticabilità politica di una soluzione che coinvolga il Pd.

Berlusconi scrive agli eletti

Al leader del Carroccio ha fatto eco il Cavaliere, che in una lettera inviata a tutti gli  eletti azzurri è tornato a riconoscere la premiership alla Lega, diventata primo partito della coalizione, ma ha ricordato che si deve fare di tutto per formare un governo. «In leale collaborazione con i nostri alleati e fermo restando l’impegno a sostenere il candidato premier indicato dal maggiore partito della coalizione, si devono produrre le condizioni di una maggioranza e di un governo in grado di raccogliere un consenso adeguato in Parlamento per dare attuazione ai nostri impegni programmatici».

Gli scenari possibili per il centrodestra (e non solo)

In vista delle consultazioni si parla anche di una delegazione unica del centrodestra, forse formata dai leader o dai rispettivi capigruppo uscenti. Berlusconi e Salvini, almeno in pubblico, fanno gioco di squadra, qualcuno sospetta per controllarsi reciprocamente, ma soprattutto per far muro ai pentastellati, sapendo benissimo che la trattativa sarà lunga e difficile con vari scenari plausibili. Se il tentativo di Di Maio, in caso di mandato affidato ai cinquestelle, non dovesse andare in porto (anche i grillini oggi hanno plaudito al richiamo del Quirinale), il secondo round dovrebbe spettare al candidato premier in pectore Salvini. Se pure il segretario di via Bellerio dovesse fallire, allora ecco che ritornerebbe in campo Berlusconi, pronto a un monocolore con a palazzo Chigi una figura meno marcata di Salvini, come, per esempio, Luca Zaia. E contando in questo caso sull’astensione del Pd.

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