Italiani famosi nella Legione Straniera: da Giuseppe Bottai a Frate Mitra
Il 10 marzo 1831 Re Luigi Filippo d’Orlèans fondava la Legione Straniera francese per affrontare la guerra d’Algeria. Il Re stabilì che si potevano incorporare tutti gli stranieri volontari. Allora cominciò la leggenda della Legione che, tra sconfitte e vittorie, per quasi 200 anni ha fatto parlare di sé in tutte le guerre che ha combattuto in quasi tutto il mondo. Il battesimo del fuoco la Legione lo ebbe proprio in Algeria, in un posto chiamato Maison Carrée, vicino Algeri, e già da allora il reggimento si comportò eroicamente. Successivamente la Legione fu mandata in Crimea, insieme ai nostri Piemontesi, e dopo si battè contro gli austriaci a Magenta, Solferino e Montebello. La prima sconfitta celebre la subì in Messico, dove era stata invata a soccorrere l’imperatore del Messico Massimiliano d’Asburgo: il 30 aprile 1863 una colonna della Legione al comando del capitano Danjou fu decimata, nonostante l’eroica resistenza, dai messicani, a Camerone. Da allora il 30 aprile è la festa della Legione Straniera. La Legione combatté nella Grande Guerra, poi nella Seconda Guerra Mondiale, poi in Indocina e in particolare nel Vietnam, dove fu sconfitta a Dien Bien Phu. Nel 1954 sopostò la sua sede dall’Algeria alla Francia, dove tuttora si trova. Nel dopoguerra, e fino a oggi, la Legione ha partecipato e partecipa a molte missioni di peacekeeping internazionali, sempre facendosi apprezzare per il suo valore e la sua professionalità. Tuttora, sebbene non vi siano leggi in proposito, le donne non sono accettate. Fino a dieci anni fa, un terzo dei volontari proveniva dall’Europa Occidentale, un terzo da quella Orientale e la restante parte dal resto del mondo. È tuttora in vigore la norme secondo la quale ci si può arruolare con identità fittizia.
Desiderio d’avventura, spirito sportivo, fuga da qualche situazione, privata o pubblica, sembrano i principali motivi per cui ci si arruola in Legione. Tra i personaggi famosi che hanno indossato il kepì bianco, troviamo personaggi insospettabili: dal figlio naturale di Napoleone Bonaparte, Alessandro Giuseppe Colonna Walevski, a principi e nobili europei, e persino un re, Pietro I di Serbia, e persino un presidente della Repubblica, Marie Edmé Patrice Maurice Mac-Mahon. In Indocina ha combattuto Jean-Marie Le Pen, mentre nella Legione troviamo ex partigiani francesi ma anche ex collaborazionisti come Christian de la Mazière, già membro della divisione SS Charlemagne che difese Berlino dai sovietici nonché fidanzato della cantante Dalida. Deportati ebrei nei campi, ex soldati dell’Armata Rossa, combattenti della Repubblica Sociale, fascisti e nazisti passarono per la Legione Straniera. Altri personaggi insospettabili e curiosi furono il padre di Sarkozy e il padre di Emile Zola, il primo ministro iraniano Bakhtiar, il jazzista Cole Porter, il musicista austriaco Max Deustsch, l’ustascia Ante Gotovina, lo scrittore Ernst Junger, il regista americano William Wellman, il romanziere Arthur Koestler e moltissimi altri.
E veniamo agli italiani: dall’inizio della creazione della Legione sono stati circa 60mila gli italiani che si sono arruolati. Il record però spetta ai tedeschi, ben 210mila. 1.300 italiani caddero combattendo per la Legione. Tra gli italiani arruolati troviamo ex soldati dell’esercito napoleonico, patrioti risorgimentali, criminali, anarchici, fascisti, antifascisti, ebrei. Tra i legionari italiani con più decorazioni militari spiccano il romano Giovanni Bettazzi e il trapanese Francesco Pettinari, ex pilota della Repubblica Sociale, combattenti nella guerra d’Indocina, mentre il veterano più anziano fino al 2010 era il sottufficiale Federico Colombatto, classe 1913 di Ivrea, arruolatosi nella Legione nel 1935. Il legionario italiano che ha raggiunto il grado più elevato, generale di divisione, è stato il piemontese Vittorio Tresti, arruolatosi nel 1958. Molti degli italiani che hanno serivto in Legione hanno scritto memoriali, libri, articoli sulla loro esperienza. Tra gli italiani legionari, ricordiamo il già citato Francesco Zola, padre dello scrittore Emile, il patriota Raffale Poerio, che divenne colonnello, l’aristocratico e diplomatico Ottaviano Vimercati, Carlo Pisacane, che servì come ufficiale, Raffaele Cadorna, generale e senatore, Francesco Saverio De Mérode, arcivescovo cattolico, mentre tra gli eredi di Giuseppe Garibaldi, ben sei si arruolarono nella Legione, combattendo anche valorosamente: Peppino, Ricciotti, Sante, Bruno, Costante ed Ezio. Passò pure lo scrittore Curzio Malaparte nel 1914, il padre dell’odonotiatria moderna Henry Lentulo, lo scrittore livornese Silvano Ceccherini, il partigiano e avvocato Giambattista Lazagna, proveniente da una ottima famiglia genovese, e poi il più famoso italiano legionario, Giuseppe Bottai, già ministro dell’Edicazione nazionale, che alla sua eperienza col kepì dedicò il libro Legione è il mio nome. Nel libro racconta un episodio che vale la pena raccontare: il soldato Bottai, arruolatosi col nome di Andrea Battaglia, fu chiamato da un ufficiale a cui doveva portare dei documenti da firmare. L’ufficiale si lamentò con lui dicendo “lei non ha idea di che noia siano tutti questi documenti da firmare…”, ignorando di parlare con uno dei più rappresentativi ministri del governo Mussolini. E poi ancora il citato Francesco Panitteri, avvocato, magistrato, giornalista, pilota della Rsi, decorato nel 1979 con la Croce della Legion d’Onore. Anche Silvano Girotto, più noto col nome di Frate Mitra, ex brigatista rosso, indossò l’iuniforme della Legione, così come Giulio Salierno, ex neofascista che riparò nella legione per sfuggire alla giustizia ma che poi riuscì a fuggire. Infine, cosa che pochi sanno, anche il cantautore di sinistra Stefano Rosso si arruolò nella Legione, pare dopo una delusione amorosa, ma poi disertò dopo due anni. Va citato anche il genovese Paolo Simeone, che nel 2004 fu collega di Fabrizio QUattrocchi in Iraq prima che quest’ultimo venisse assassinato dai terroristi islamici.
Frate Mitra e Silvano Girotto e sempre la medesima persona.informatevi bene.
Infatti così è scritto!
Li ho conosciuti nel mio periodo nella Folgore, grandi soldati, meritano solo rispetto.