Mariam Moustafa, aggredita già ad agosto. “Le avevano rotto una gamba”
Sono particolarmente drammatiche le sequenze del video che riprende Mariam Moustafa spaventata sull’autobus numero 8, la sera del 20 febbraio scorso, quando viene accerchiata dalle forsennate che l’hanno picchiata fino a farla morire. C’è con lei un ragazzo nero, un amico, che cerca di difenderla. Ci si chiede la ragione di tanta ferocia, ci si chiede se sia possibile che razzismo e bullismo – Mariam era italo-egiziana ed era vissuta a Ostia prima di trasferirsi con la famiglia a Nottingham – siano in grado di generare tanto odio ingiustificato. Qualunque nome si voglia dare la fenomeno, però, qui siamo dinanzi a una violenza brutale, che può scatenarsi a qualsiasi latitudine e in qualsiasi contesto sociale. Mariam, denuncia ora la madre,era già stata picchiata e presa di mira lo scorso agosto. Le avevano rotto una gamba e anche la sua sorella di 15 anni era stata a sua volta aggredita e presa a pugni. Sono le dinamiche tipiche della gang delinquenziali che prendono di mira una vittima privilegiata, scelta a caso, senza motivo. La polizia di Nottingham indaga ma finora non ci sono state novità rassicuranti: una diciassettenne sospettata di avere partecipato al pestaggio è stata fermata e rilasciata su cauzione. Gli inquirenti confidano nei resoconti di chi era alla fermata del bus maledetto sul quale Mariam è stata accerchiata e insultata. Persone che non hanno mosso un dito per salvarla e che ora dovrebbero contribuire all’accertamento delle responsabilità. Anche la Procura di Roma ha aperto un’inchieste. Il padre ha lamentato l’inerzia della polizia su quell’episodio. “Solo dopo che è morta la gente si è interessata a noi”, ha detto. “Perché lei?”, si è chiesta la sorella, “era la più gentile del mondo, aiutava tutti”. Infine c’è da verificare un’eventuale responsabilità dei medici. Mariam dopo il pestaggio è stata portata in ospedale e rimandata a casa in poche ore. Il giorno dopo però è stata ricoverata in coma e dopo tre settimane è morta. Per chiedere giustizia per la giovane è stato creato l’hashtag #JusticeForMariam. “Non voleva stare in Inghilterra – ha detto la madre – ha sempre sognato di tornare a Roma”. Questa sera il programma Le Iene manderà in onda il servizio realizzato da Pablo Trincia, in cui verranno resi noti ulteriori dettagli di questa triste storia.