Orban ha creato un modello sociale ed economico vincente. E il popolo lo premia
Riceviamo da Marco Valle e volentieri pubblichiamo
Non bisognava essere un aruspico o un veggente per prevedere la clamorosa vittoria di Orban. Bastava conoscere un po’ l’Ungheria, la sua storia recente e remota, magari visitare le sue città, parlare con i suoi cittadini. Camminare e leggere. Informarsi. Cose semplici, l’abc del giornalismo. E invece no. Per settimane i mass media occidentali hanno dipinto un’Ungheria immaginaria, fantasticando su un paese ansioso di scrollarsi di dosso l’ingombrante Viktor per tornare sotto l’ala degli euro burocrati. Cazzate. Il risultato tutto tondo di Orbàn — affluenza record (68,8%, l’8 in più delle scorse elezioni), Fidez al 49, gli ultra nazionalisti di Jobbik al 20 e i rosso-verdi al 12 — chiude ogni discussione.
Svuotate le urne e registrati i numeri vale però la pena di tornare sulle motivazioni di questo straordinario successo. Andiamo per ordine. Con buona pace dei commentatori nostrani, non si tratta di un voto emotivo, xenofobo, “antisemita” etc. etc. ma di una scelta ragionata, ponderata. Vi sono certamente motivi storici e culturali — come abbiamo raccontato a marzo nella nostra corrispondenza da Budapest, il patriottismo antitotalitario di Orbàn è in sintonia con il sentimento nazionale — ma vi è anche l’apprezzamento per una politica sociale seria — aiuti alle famiglie, pensioni, sussidi per la natalità — e i risultati di una strategia economica attenta all’interesse nazionale.
Dal 2010 Orbàn ha incentivato gli investimenti stranieri con una tassazione del 9% del reddito delle imprese, la più bassa in Europa, conservando al tempo stesso il controllo su settori chiave come le utilities, l’energia, le costruzioni e le banche rimaste sotto il controllo dello Stato per almeno il 50 per cento. Una ricetta che gli è valsa l’ostilità di Bruxelles (e di Soros) ma che si è rivelata sui tempi medio-lunghi vincente.
Senza cedere pezzi di sovranità agli orgasmi internazionali e alla speculazione finanziaria, l’Ungheria è oggi uno dei Paesi dell’Europa centro-orientale che attraggono più investimenti diretti, con uno stock superiore agli 80 miliardi di euro. Come spiegava al Sole 24 Ore l’ambasciatore italiano a Budapest, Massimo Rustico: «Le imprese straniere, soprattutto quelle tedesche, austriache, americane e anche molte italiane scelgono di investire in Ungheria guardando al costo del lavoro, alla qualità della manodopera, alla posizione geografica e alle prospettive di sviluppo dei mercati dell’area. Orban guarda ai suoi interessi ma sostiene il business».
«Il destino dell’Ungheria è nell’apertura internazionale, le esportazioni – ha continuato l’ambasciatore – nel 2017 sono cresciute dell’8,5% e hanno superato i 100 miliardi di euro, il 90% del Pil. E l’Italia, con un interscambio di 9,5 miliardi di euro, è il quarto partner commerciale di Budapest».
Dati e cifre importanti che i nostri sapientoni, prima di piangere sulle meste sorti dei “liberals” magiari, dovrebbero leggere e meditare.
Gent.mo “Redazione” prima di scrivere queste cose dovrebbe informarsi molto bene.
Le votazione sono stati truffati, il popolo Ungherese 70% cento non lo votato orban, leggete bene
su “Facebook” 14-15 aprile tutti fanno la manifestazione contro orban avanti a Parlamento.
Il popolo Ungherese voleva cambiare questo governo non per caso sono andati tutti a votare per levare
viktor.
L’Ungheria non ha al collo il capestro dell’Euro come ha -invece- l’Italia. Ha mantenuto la sua cartamoneta, il ‘Fiorino’ e non è ricattabile dall’Ue tramite le speculazioni di Borsa, lo spread e altri giochi monetari che -sotto ordine dei poteri finanziari- potrebbero fare fallire uno Stato (il Default). Anche altri due Stati del ‘Gruppo Visegrad’, la Polonia e la Repubblica Ceca (Cechia) hanno mantenuto le loro monete nazionali, lo Zloty e la Corona/Koruna e sono al riparo dalle speculazioni finanziarie dei gruppi di potere dell’Ue. Sarà un caso, ma tali nazioni stanno benone (secondo le statistiche) e hanno tassi di crescita superiori a diverse altre (le cosiddette nazioni Piigs/maiali, tra cui l’Italia) che hanno adottato l’Euro come moneta estera da chiedere in prestito alla Bce pagando gli interessi da sottomessi. Chissà se il nuovo Governo italiano avrà orecchie da intendere la musica monetaria: moneta propria, sovrana, stampata in casa a costo zero e ritorno alla sovranità politica ceduta colpevolmente all’Europa di Banche, finanzieri, gruppi di potere, lobby.
Infatti. Chi l’ha detto che il sovranismo è deleterio e da condannare? Solo l’Europa (Merkel e Macron in primis) vorrebbero l’Europa prona ai loro piedi e loro liberi di stabilire quello che più conviene loro.
bravo è un patriota che non si fa comprare dai plutocrati stranieri, l’italia prenda esempio
Solo noi ci ritroviamo con dei politici incapaci e idioti.