Dittatura del politicamente corretto: “Lettera22” lancia l’allarme ai politici

18 Mag 2018 18:03 - di Redazione

«Il conformismo idiomatico è il riflesso condizionato di un conformismo culturale, si traccia il perimetro delle parole presentabili per rafforzare il pensiero debole, il relativismo, l’omologazione e ampliarne il raggio d’azione». È l’allarme lanciato da Fabio Rampelli dai microfoni del convegno sulla “dittatura del politicamente corretto” promosso dall’associazione di giornalisti Lettera22, a Roma. «Non mi spaventano le parole messe al bando – spiega il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, parlando alla platea  della prestigiosa sala dell’Istituto Dante Alighieri – ma la messa al bando di quella profondità che nobilita l’uomo e demarca la diversità tra le sensibilità culturali. Il differenzialismo è il sale del mondo, lo rende attraente e irripetibile, offre diverse prospettive, miscela le radici e le identità, dà un senso alla vita e alla sua straordinarietà». Il politicamente corretto – si legge nel comunicato di Lettera22 – assottiglia sempre più i nostri spazi di libertà, non siamo più di fronte a una fisima di qualche intellettuale liberale, ma a un problema serio, di politica e di vita. Infatti, il nuovo conformismo culturale, dietro i buoni sentimenti, non tollera chi la pensa diversamente e sa essere estremamente intollerante verso chi non sta ai suoi dettati».

Lettera 22: A chi giova il politicamente corretto?

È stato un confronto serrato a più voci con giornalisti e politici secondo una formula che ha riscontrato grande partecipazione di pubblico e interesse. Da un lato i rappresentati della politica: oltre a Rampelli anche Armando Siri della Lega, Maurizio Gasparri di Forza Italia, Francesco Verducci del Pd, Dino Giarrusso esponente grillino. Dall’altra parte “del tavolo” il mondo della comunicazione: Paolo Corsini, Alessandro Giuli, Serena Bortone, Alessandro Sansoni, Giampaolo Rossi e Laura Tecce. A introdurre i lavoro il vicedirettore del Tg1 Gennaro Sangiuliano. «Il partito piu’ potente in Italia è il Pudp, il partito unico del politicamente corretto, lo strumento con cui le élite della globalizzazione vogliono perpetrare il loro dominio – il filo conduttore del seminario – non c’e’ dubbio che negli ultimi anni ci sia stata la narrazione di una sola parte, una vulgata imposta a tutti, senza alcun vaglio critico. Parole che non hanno avuto il plauso dell’esponente dem («Mi pare che oggi stia dominando il politicamente scorretto»). È stata anche citata una poesia Letta da Benigni in Rai: «Se nasce un mongoloide è una cosa triste ma se nasce un fascista è peggio», riferita a Giorgio Almirante.  «A Benigni nessuno contesto’ una poesia così violenta. Oggi esiste sicuramente un conformismo culturale. Già parlare di dittatura del politicamente corretto è un atto di coraggio in questa Italia», ha detto Corsini.

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