Fattorino di Just Eat perde una gamba: ora tutti vogliono più tutele per i riders

18 Mag 2018 16:16 - di Redazione

“I lavoratori della cosiddetta ‘gig economy’ hanno diritto a forme estese di tutele e di welfare che includano anche la salute e la sicurezza. E non possiamo attardarci sulle riflessioni giuslavoristiche riguardo la loro configurazione legale: è necessario inserire al più presto questi lavoratori in un quadro chiaro di politiche e di strumenti immediatamente esigibili”. Lo afferma l’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia Melania Rizzoli, in seguito all’incidente che ieri, a Milano, ha coinvolto un rider di Just Eat che stava effettuando una consegna e che è purtroppo rimasto incastrato sotto un tram, dopo un sorpasso, perdendo una gamba. Un incidente che accelera la riflessione già in corso sulle nuove forme di lavoro organizzate e gestite attraverso piattaforme informatiche. Affrontare questo tema “diventa ogni giorno più urgente”, dice Rizzoli annunciando di avere convocato le parti sindacali e datoriali per avviare un confronto.

“Siamo sconvolti e profondamente dispiaciuti dalla notizia dell’incidente avvenuto ieri a Milano al fattorino di un ristorante partner della nostra piattaforma per le consegne a domicilio”, ha scritto in una nota Just Eat, la società di spedizione pasti per cui stava lavorando il rider rimasto gravemente ferito. “Non ci sono parole per descrivere la tristezza per ciò che è accaduto al giovane e per le conseguenze che abbiamo appreso essere gravi”, scrive la società aggiungendo: “Vogliamo esprimere profonda vicinanza a lui e ai suoi cari, certi che le autorità competenti procederanno con le verifiche delle dinamiche dell’incidente. Nonostante il fattorino non sia un dipendente Just Eat, ci rendiamo disponibili per qualunque informazione possa rivelarsi utile e di supporto alla situazione”.

Il problema è che, in assenza di contratti veri e propri, queste figure sono prive di tutele sindacali. Non sono mancate infatti le proteste, dal basso, dei rider di Deliveroo e Foodora (che guadagnano in media 8 euro lorde l’ora) e  i sindacati stanno acquisendo consapevolezza che il modello organizzativo va rivisto stabilendo regole meno penalizzanti. Per dire no al rischio del “caporalato digitale”.

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