Il caso-Moro si poteva evitare: ma inventarono le trame nere per coprire le Brigate Rosse
Cosa rappresentò quel 9 maggio 1978 per il popolo del Msi? Si era nel pieno degli anni di piombo, dell’offensiva armata dei comunisti contro la destra, il Msi usciva dalla strage di via Acca Larenzia, che anziché delimitare un’epoca ne segnò forse l’inizio, ancora più sanguinoso della persecuzione contro la destra e i suoi militanti. Sì, perché neanche quelle stragi, quei morti, erano serviti a far comprendere al regime democristiano e socialista che il pericolo non veniva da destra, non era mai venuto di lì, ma dalla sinistra, che da quasi un decennio si armava e creava una rete terrorista che colpì più volte duramente anche lo Stato democratico, oltre che il Msi. Da anni Almirante e altri esponenti missini mettevano in guardia l’Italia sul pericolo del terrorismo rosso, ma il governo, occupato a inventare le trame nere, non vide, o forse non volle vedere, il terrorismo rosso. Se si fossero ascoltati gli uomini del Msi, anche il delitto Moro non ci sarebbe stato, perché alcuni di quei terroristi che parteciparono al sequestro avevano partecipato ad azioni cruenti contro il Msi. Ma lo Stato, quello Stato, da questo orecchio non ci voleva sentire: era molto più rassicurante e utile ai suoi fini perseguire le trame nere e perseguitare gli uomini della destra. Il mondo politico missino rimase profondamente colpito da questa nuova escalation e imbarazzato dalla scarsa risposta dello Stato, che fine a qualche anno prima definiva le Brigate Rosse “sedicenti”. Come se si chiamassero Rosse ma in realtà erano… altro. Bravi, avevano capito tutto. Negli anni successivi si dimostrerà che le Brigate Rosse erano proprio rosse, e che i suoi militanti venivano proprio dalla sinistra di ogni ordine e grado, dal sindacato al Pci passando per le frange più estremiste.
Tornando a quei giorni, ecco come se la passava il Msi: da gennaio, dalla strage di Acca Larenzia in poi, fino a maggio, proseguì nell’indifferenza dello Stato e delle forze dell’ordine, lo stillicidio di attentati, aggressioni e arresti nei confronti dei ragazzi del Fronte della Gioventù e del Msi. A marzo, tanto per fare qualche esempio, saltarono in aria le sezioni Marconi, Ostia e la stessa Acca Larenzia, oltre che la sede degli Arditi d’Italia alla Garbatella. Ma si continuava a sottovalutare il terrorismo rosso, tanto che ad aprile l’Ordine degli Avvocati giudicò inutile e pericoloso il decreto del governo sull’ordine pubblico. In quegli stessi giorni volantini delle Brigate Rosse furono trovati un po’ dovunque, in particolare all’università La Sapienza di Roma. Da ricordare che il 25 aprile di quell’anno, nel corso di un corteo autorizzato dell’ultrasinistra furono sgridati slogan come “Ce n’est qu’un debut, Aldo Moro non c’è più”. Ma quei cortei erano autorizzati, quelli del Msi li si proibiva. Il 4 maggio vi furono poche e miti condanne al processo al Collettivo di via dei Volsci, uno dei più violenti di Roma: 5 condanne e 58 assoluzioni. E pochi giorni dopo il ritrovamento di Aldo Moro, finalmente le forze dell’ordine scovano al quartiere Monteverde una stamperia clandestina delle Br, con dieci arresti relativi. Il Msi di Monteverde, con Giampiero Rubei e Carlo Carocci, aveva addirittura pubblicato un libro bianco sul formarsi di bande terroriste nella zona, ma eran rimasto inascoltato. Ma il 20 maggio la questura non trova di meglio che vietare una mostra fotografica (non un corteo o una manifestazione) del Fronte della Gioventù al quartiere Talenti. Il 24 maggio, ci fu il memorabile intervento di Giorgio Pisanò al Senato, che chiude il cerchio con una argomentazione ineccepibile: “Inventarono le trame nere per coprire le Brigate Rosse. Il sistema consociativo (dei partiti) pilotò le istituzioni le quali ignorarono i segnali dell’eversione di sinistra allo scopo di creare un mostro i destra. E il caso Moro lo dimostra”. Difficile dire meglio.
Gentilmente, avrei bisogno di una bibliografia relativa alle posizioni del MSI sul caso Moro. Grazie.
almirante aveva chiesto la proclamazione dello stato di guerra che consentiva di far processare i terroristi da tribunali militari di guerra che potevano emettere condanne a morte
Sempre cosi, e gli italiani ci credono. Quando ci sono di mezzo organizzazioni comuniste, questo farebbero carte false per uscirne fuori, condannerebbero la propria madre.