Musica, Sergio Caputo fa a pezzi i Social nel segno degli anni ’80 (video)

17 Mag 2018 16:50 - di Redazione

Ci sono legami indissolubili, come quello che lega Sergio Caputo agli anni ’80 e alla musica quegli anni. Dal suo brano più noto, “Un sabato italiano”, divenuto cult, sono passati 35 anni e oggi il cantautore romano presenta l’album Oggetti smarriti, anticipato dal singolo Scrivimi scrivimi.

Sergio Caputo, un passsato nel Fronte della Gioventù

Caputo, un irregolare della prima ora, una militanza di destra nel Fronte della Gioventù, ha scelto di riproporre canzoni (“Oggetti smarriti”) che, non essendo mai state scelte come singoli dei vari album nei quali furono pubblicati, non ottennero l’attenzione dei media, pur essendo oggi molto amati dal pubblico. Brani che, in questi anni, Caputo ha spesso proposto dal vivo anche in versione unplugged e che, nell’album, rivivono con lo stesso spirito, suonati voce e chitarra e accompagnati da una ritmica minimalista, fatta eccezione per Scrivimi Scrivimi, che ha un sound più ricercato.

Oggetti smarriti include tre inediti (uno del 1978) e otto remake. Il primo singolo Scrivimi scrivimi, scritto di recente, parla dei rapporti fra esseri umani al tempo di Facebook. «Sui social, i timidi e gli introversi diventano espansivi, estroversi e a volte aggressivi, i brutti diventano belli e la gente vuole mostrare solo i suoi aspetti migliori. Ecco – spiega Sergio Caputo – se c’è un lato positivo dei social è proprio questo: tendiamo tutti a mostrarci al meglio, arte che dovremmo forse applicare di più nella realtà quotidiana». Per l’occasione, Caputo ha invitato i suoi follower su Twitter, Facebook e Instagram, chiedendo loro di inviargli dei video-selfie che sarebbero diventati parte del video. Sergio stesso, che del video è anche regista e montatore, esegue il suo brano nell’inquadratura tipica da selfie, mentre interagisce con una quantità di persone di cui non sa assolutamente nulla. Il risultato è spassoso ed emblematico. E a proposito dei vecchi tempi, e della sua antica militanza di destra, preferisce precisare: «Mi sono sempre opposto ai prepotenti, questo sí, a quelli che ti vogliono imporre la propria idea. La politica divide, la musica è nata per unire».

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