Il caso Italia non è marginale ma centrale in Europa
Riceviamo da Carlo Ciccioli e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
Se rileggiamo a posteriori gli eventi dell’ultimo anno con l’occhio delle élite politiche e finanziarie europee, vedremo che negli ultimi mesi l’avevano fatta franca e lo scivolone è avvenuto proprio ora in Italia. Guardiamo indietro. Con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea decisa dal referendum svoltosi il 23 giugno 2016, era stata suonata la prima campana a morte per le loro prospettive. Si erano scatenati, giorni e giorni di rulli di tamburo per preannunciare catastrofi per l’Inghilterra in caso di uscita dall’Unione, ma poi il popolo brittanico aveva votato in altro modo ed anche se la separazione non si è ancora conclusa, non è successo niente e Bruxelles si è persa il Regno Unito. A quel punto grandi manovre degli imperi centrali (perchè tale è l’asse franco-tedesco, ed è di questo che si tratta) doveva riorganizzarsi e confermare il suo dominio.
Caduto in Italia Renzi, ormai diventato il vero fiduciario italiano dell’ Unione Europea, bocciato sonoramente da un referendum perso 40 a 60, erano in arrivo le elezioni parlamentari in Francia e Germania. Le prime, l’attuale impero (finanziario) di Bruxelles, le ha sfangate inventando Macron e relegando brutalmente la Le Pen ad un 34 per cento, cioè a solo un terzo di elettori. Anche se a Parigi già il suo regno scricchiola, con milioni di persone in sciopero contro il Governo, comunque per ora l’equilibrio è salvo. In Germania la rielezione della potente leader tedesca, la Merkel, è stata molto più complessa. La Merkel perde molti seggi, non ha più la maggioranza e, solo dopo oltre sei mesi di crisi, riesce a recuperare i parlamentari del Partito battuto (SPD), che solo a maggioranza, senza mandare i loro leader al Governo, decidono di appoggiarla. Le elezioni si erano svolte il 4 settembre 2017 ma solo a metà marzo 2018 viene presentato il nuovo Governo tedesco, per la verità piuttosto debole, tanto è vero che la Germania perde qualche spazio nelle politiche degli organismi comunitari.
Poi il 4 marzo è il turno dell’Italia e qui finalmente per questa Unione Europea le cose si mettono davvero male. Per mischiare le carte era stata fatta una legge elettorale proporzionale, voluta soprattutto da Renzi e Berlusconi, che scomponesse i due schieramenti bipolari di centrodestra e di centrosinistra, per fare una sintesi nuova “di centro”, attraverso un neo riformulato “patto del Nazzareno”, che assicurando la maggioranza parlamentare a PD e FI, avesse salvaguardato la supremazia dell’Unione Europea sull’Italia. Ma, malgrado grande stampa, televisioni e quant’altro si fossero supinamente attivati per questa soluzione, patrocinata da tutti i poteri forti possibili, il popolo italiano ha deciso altrimenti, relegando Forza Italia e PD ai minimi termini, buttando per aria i piani di Bruxelles, Juncker, Macron e Merkel.
A quel punto le hanno provate tutte per metter male: no al prof Savona, già funzionario degli organismi bancari e comunitari, perchè presunto anti-euro; anche qui, come per la Brexit, previsioni catastrofiche per l’economia italiana, poi il solito giochetto del crollo della Borsa e la salita dello spread. E grandi peana di salvatore della Patria a Carlo Cottarelli, il nuovo Monti, pronto a farsi carico dei sacrifici dell’Italia e della cura europea per domare la politica. Fino all’estremo tentativo messo in atto martedi 29 maggio tra le ore 10 e le 10,13 di far schizzare lo spread ai massimi storici, facendo vendere tanti miliardi di euro di BTP italiani da fondi internazionali, da investitori importanti e da banche tedesche; facendo così rialzare in tre 3 minuti di 40 punti lo spread, un aumento tanto concentrato da essere avvenuto solo 2 volte in precedenza, nel 2011 all’epoca della crisi del governo Berlusconi, e prima del 1992 . L’obiettivo era quello di spaventare i mercati e far crollare anche la Borsa. In realtà il mercato ha continuato a vendere e comprare a ritmi normali, non entrando assolutamente in stato di panico, ma le notizie date dalle televisioni, dalle agenzie economiche e dai social, hanno spaventato le Borse di tutti gli altri Paesi che hanno cominciato a perdere, e le scommesse sul mercato dei derivati contro Stati ed aziende europee ed italiane ad aumentare per tutta la giornata. Tale effetto, inverso a quello che si proponevano i fomentatori, li ha fatti immediatamente ripiegare mettendo ko Cottarelli che si poneva in una posizione di ripiego e disimpegno.
Bene ha fatto la Fondazione Farefuturo di Adolfo Urso ad analizzare con grafici e analisi dettagliate l’andamento finanziario e le ricadute politiche di quel giorno. Così è ripartita l’ipotesi di un Governo politico dei “populisti”. Fino ad arrivare ad un nuovo incarico a Giuseppe Conte, ad accettare Paolo Savona al Ministero delle Politiche Europee, ad accettare un euro-scettico come Giovanni Tria all’Economia, Salvini agli Interni e Giorgetti Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. E tutta l’ondata dei Ministri 5 Stelle in tutti i Ministeri operativi chiave, dalle Politiche Economiche al Lavoro, dalla Sanità ai Beni Culturali, dai Trasporti e Infrastrutture alla Giustizia, dalla Difesa all’Ambiente. Di fatto un Governo a trazione 5 Stelle, tranne alcune caselle . Comunque una fase di transizione alla prova del nove dell’impatto con la gestione sul campo. Difficilissima e complessissima, anche se noto che gli imprenditori e le categorie economiche italiane sono sempre pronte a salire sul carro del vincitore e quindi a normalizzare tutto il quadro istituzionale, economico e sociale.
Ma i grandi sconfitti sono soprattutto coloro che sono stati al di sotto del minimo sindacale di leadership. In primis il Capo dello Stato Sergio Mattarella che ha tentato di manipolare la situazione, senza averne la statura, facendosi influenzare dai poteri forti europei ed è stato brutalmente bastonato dai fatti. Ha rischiato di fare la fine del povero Primo Ministro del Regno Facta, che nel 1922 non riuscì a contenere la marcia su Roma e dovette dimettersi. Poi i leader battuti Renzi e Berlusconi, che hanno perso il consenso e la capacità di gestire lo scenario politico, relegati alla parte di oppositori marginali con la prospettiva solo di perdere altro consenso. Infine la condizione oggettivamente difficile di Giorgia Meloni, che si è trovata schiacciata tra un Berlusconi ridimensionato e un Salvini rampante.
Alla fine Fratelli d’Italia è riuscita a ritagliarsi un ruolo di non-opposizione e non-maggioranza, questa eterogenea e contradditoria, ma è un ruolo scomodo, tutto da costruire, in attesa delle difficoltà che sicuramente si abbatteranno sul nuovo Governo e sulla nuova maggioranza, che al Senato ha solo sei voti si margine, o poco più con eventuali soccorsi del Gruppo Misto. Troppo poco per fare le Leggi quando i Senatori Ministri e Sottosegretari non potranno essere in Aula per il lavoro di Governo e le imboscate parlamentari saranno all’ordine del giorno. Allora forse sarà il momento per recuperare, con forza politica, e rimettere la barra del centrodestra in ordine all’interno del Governo. All’estero Trump e Putin sono in agguato, per motivi diversi, non vedendo di buon occhio questa Unione Europea e potrebbero dare una grossa mano.
e dov’era la culona fino al 29 maggio? come mai prima lei e Macron volevano che fosse solo l’Italia a ospitare e Macron non faceva passare, anzi faceva sparare non appena arrivavano a Ventimiglia pronti per olltrepassare il confine ed andare, magari, a ricongiungersi al resto della famiglia in Svezia? Paura eh! bene ora le ong, visto che i due sono diventati così bravi (La culona e Macron), potrebbero portarli direttamente a casa loro, dritti dritti….