Il prete anti-camorra sbeffeggia Saviano: “Mai chiesto la scorta, perché tu sì?”
Prosegue la polemica sulla scorta di Saviano. Ma non è Matteo Salvini a rivolgersi allo scrittore, è Don Aniello Manganiello, a tutti noi noto per essere il parroco- coraggio di Santa Maria della Provvidenza, a Scampia, sempre in prima linea nel recupero dalla strada e dal crimine di tanti ragazzi spesso figli dei camorristi. Anche lui minacciato. E’ lui ad entrare nel vivo della polemica che ha spinto Saviano addirittura a rivolgersi a Salvini con l’epiteto, “ministro della crudeltà”. A riportare nei termini della civiltà la querelle è Don Aniello: “Anch’ io sono stato minacciato di morte dai Lo Russo – racconta al Tempo- ma ho sempre rifiutato la scorta per stare in mezzo alla mia gente. Non mi sento di chiedere tanto a Roberto Saviano, che però deve sapere una cosa. Il suo gioco è ormai scoperto e noi abbiamo bisogno di testimoni, non di maestri, veri o falsi che siano”.
Dal 2010 don Aniello è stato trasferito, ma a Scampia ha lasciato il cuore, ricordando quanto aveva fatto per quella comunità. A Don Aniello Manganiello non interessa la bagarre politica che intorno al caso Saviano è nata, ma interessa che non siano creati falsi eroi. Dice di non condividere “l’affermazione del ministro Salvini di voler verificare la necessità della scorta” di Saviano, ma non le manda certo a dire allo scrittore, anzi, lo umilia. “Non so se Saviano sia passato qualche volta per Scampia – dice il parroco nell’intervista rilasciata al Tempo – certamente non ha trascorso nemmeno una intera giornata in questi luoghi, altrimenti ci saremmo incontrati o almeno i miei parrocchiani me lo avrebbero riferito”. Duro, durissimo. Poi l’affondo maggiore lo rivolge contro i testi e le serie tv realizzati dall’autore di Gomorra.
Definisce il libro di Saviano “interessante sul piano narrativo, manda messaggi socialmente utili”, ma “sul piano pratico, oltre a gonfiare a dismisura il portafoglio di Saviano, non salverà una sola vita”. Il motivo? Risponde il sacerdote: “Quando i camorristi mi chiedono di organizzare il futuro dei figli per evitare che facciano la loro fine, io non mando quei ragazzi ai cortei anticamorra con una bandiera e un megafono in mano e non propongo loro i sermoni di Saviano. No. Io devo trovare le soluzioni, i soldi per farli mangiare, per impedire che le ragazze vadano ad abortire, per comprare i pannolini e pagare le bollette. Ma è difficile far soldi per gli ultimi, il quartiere è povero, non c’è borghesia e il denaro sono costretto a cercarlo fuori. Se propongo a un giovane di gettare la pistola, non posso da prete promettere solo il Paradiso, ma devo dare innanzitutto il pane. Pane e Vangelo. Non si può parlare di Dio a chi ha la pancia vuota. Nessuno mi crederebbe”.
“Lui è un’ icona, non ha né occhi né corpo – attacca il prete – Vive ormai nella virtualità. Se lo invitiamo a Scampia non risponde nemmeno. Alla Municipalità hanno tentato più volte. A lui non interessa la realtà, è uomo di fiction”. Il parroco poi chiude con un suggerimento a Salvini: “Dovrebbe concentrarsi sui problemi reali della criminalità a Scampia e in ogni luogo, non riconoscere valore e centralità a simboli ormai sfocati e inutili”. Anche perché i criminali “le chiacchiere di Saviano” non le “ascoltano più.
la scorta non si chiede, la concede l’ufficio preposto se ne ravvisa la necessità.
le scorte non si chiedono.Sì danno quando ci sono i presupposti.
Grande Don Aniello! Per sempre nel cuore! Grazie della tua forza e del tuo esempio Cristiano.
Il prete ha perfettamente ragione, condivido tutto quello ché ha detto su Saviano.
Lei dev’essere un prete da cui andare ad ascoltare e partecipare alla messa!
Detto da un cristiano, ateocattolico, entrato in chiesa l’ultima volta trentaquattro anni fa
mi creda….. lei da speranza, grazie e complimenti Padre !